25 Ottobre 2011

Tbc, il Gemelli ricorre al Consiglio di Stato

Tbc, il Gemelli ricorre al Consiglio di Stato
  Il Policlinico: no ai test per ibimbi nati prima del 2011.E il Codacons chiede alla Procura il sequestro dell’ospedale

 
Sottoporre ai test della Tbc anche i bimbi nati prima del 2011? Il Policlinico Gemelli non ci sta e presenta ricorso al Consiglio di Stato. Tutto risale al 28 settembre quando il Tar aveva ritenuto illegittimi i provvedimenti della Regione Lazio con i quali l’ indagine epidemiologica per il controllo e la sorveglianza della Tbc era stata limitata ai bambini nati presso il Policlinico a partire dal gennaio 2011. Screening dunque anche per i nati prima del 2011. Una decisione contro la quale si oppone il Policlinico. Ma la guerra di carte bollate è appena cominciata. Perché sempre ieri il Codacons ha depositato alla Procura della Repubblica una formale richiesta di sequestro del Gemelli. Secondo quanto sottolinea l’ associazione «esistono casi di bambini nati al Gemelli, che sono risultati positivi ai test per il contagio da Tbc, ma che non sono mai stati nel nido del reparto di neonatologia». Il presidente della Regione Lazio Renata Polverini non ha voluto commentare la richiesta avanzata dal Codacons: «Lo dovete chiedere al giudice e non a me», si è limitata a dire. L’ allargamento dello screening rispetto all’ ambito definito dalla Regione Lazio, si legge per contro in una nota del policlinico, «sarebbe di incerto fondamento scientifico e non potrebbe essere posto in correlazione con l’ episodio di infezione turbercolare rilevato nel luglio 2011». Il Gemelli si mostra perplesso anche circa «l’ utilità di una siffatta indagine che andrebbe valutata e comparata con l’ elevato impatto sociale». In questo modo si metterebbero sotto controllo, si spiega, migliaia di bambini «sottoposti a controlli e prelievi non necessari per la tutela della loro salute e migliaia di famiglie messe in allarme senza reale motivo». Il Policlinico chiede perciò che eventuali indagini vengano condotte «secondo protocolli e metodologie di analisi scientificamente attendibili e adeguate all’ età della popolazione da sottoporre ad esame; in ogni caso qualsiasi ulteriore attività di indagine dovrebbe svolgersi in applicazione di specifiche prescrizioni e linee guida indicate dalle autorità sanitarie». «Eventuali casi di positività al Quantiferon – si sottolinea infine – non sarebbero di per sé «indicazione di malattia, ma di contatto con il batterio della tubercolosi rilevati al di fuori dello screening deciso dalle autorità competenti». Ragione per cui «andrebbero valutate tutte le altre potenziali fonti dell’ eventuale infezione».
 

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