4 Settembre 2011

Tbc, il Codacons scrive al Papa “Il Vaticano incontri le famiglie”

 
Una lettera indirizzata a «Sua Santità Reverendissima e Sue Eminenze Reverendissime, al Segretario di Stato Angelo Bagnasco e al presidente del Consiglio di Amministrazione dell´Università Cattolica, Cardinale Dionigi Tettamanzi». A scrivere direttamente al Papa è il presidente del Codacons Carlo Rienzi, convinto che sia «doveroso portarVi a conoscenza della grave situazione di sofferenza delle tantissime famiglie che sono state coinvolte nella tragica vicenda legata all´epidemia di Tbc nel policlinico Gemelli di Roma». Perché per l´associazione dei consumatori che da giorni insiste sulla vicenda tra esposti, denunce e rivelazioni, le altissime gerarchie ecclesiastiche «non sono a conoscenza delle esatte dimensioni del grave problema sociale che, specie con l´approssimarsi dell´apertura delle scuole e degli asili nido, rischia di profilarsi nella città di Roma». Quasi a ipotizzare, insomma, che il Papa sia stato tenuto all´oscuro di una vicenda che coinvolge quasi 2000 famiglie e che è partita da uno dei poli sanitari cattolici considerato un´eccellenza. Nella lettera indirizzata a Benedetto XVI, a Bagnasco e a Tettamanzi (alla guida del Cda dell´università Cattolica da cui dipende il policlinico Gemelli), il Codacons insiste nel chiedere un incontro tra le famiglie dei bambini che in queste settimane hanno effettuato i test contro la Tbc e «un qualificato rappresentante» del Vaticano. Un modo per informare la Chiesa «delle reali dimensioni del problema» e per fare un passo in più. Pur senza scriverlo esplicitamente nella lettera, l´intento dell´associazione dei consumatori è quello di convincere il Vaticano a offrire alle famiglie un risarcimento «per i danni subiti», spiega il Codacons, «mostrando così spirito di pietà e comprensione per la loro vicenda umana». I consumatori auspicano di avere una risposta «prima di mercoledì» quando è stata organizzata una conferenza stampa con i familiari coinvolti per illustrare anche quali iniziative l´associazione intende portare avanti dopo aver presentato nei giorni scorsi un esposto in procura e un ricorso al Tar. Sul fronte giudiziario, intanto, domani inizia la settimana decisiva. Concluso il primo giro di interrogatori (compresa l´infermiera che sarebbe all´origine del contagio, ascoltata come persona informata dei fatti nel reparto di malattie infettive dello Spallanzani dov´è ricoverata da più di un mese), i magistrati potrebbero arrivare presto a formulare il reato di epidemia colposa. In caso di responsabilità accertata, secondo l´articolo 452 del codice penale (delitti colposi contro la salute pubblica) è prevista la reclusione da uno a cinque anni. Mentre l´inchiesta procede, continua ad aggiornarsi il conto dei positivi al test della Tbc. Con i nuovi sei casi di ieri (tutti bambini nati a gennaio), il totale dei bambini entrati in contatto col bacillo arriva a 115 su 1.333 risultati pervenuti. La media è di 8,6 ogni cento. Da domani resterà operativo solo l´ambulatorio del Gemelli per le visite di chi ancora deve sottoporsi ai test. La Regione avverte che proseguirà nel tentativo di contattare «tutte le famiglie che non è stato possibile raggiungere nonostante i ripetuti tentativi».
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