25 Ottobre 2011

Tbc, il Codacons chiede i sigilli al Gemelli

Sono risultati positivi al test della tubercolosi altri due bambini nati al Policlinico Gemelli. Ma a differenza dei primi 122, già sottoposti alla profilassi, i due bimbi non hanno mai avuto contatti con il reparto e il nido di neonatologia in cui lavorava l’ infermiera colpita da Tbc. Il primo è nato lo scorso 14 giugno, il secondo due giorni dopo. La rivelazione ha messo in allarme il Codacons che, portando avanti la sua battaglia legale con parte delle famiglie interessate, ieri ha depositato alla Procura della Repubblica di Roma una formale richiesta di sequestro del policlinico universitario. «L’ esistenza di questi due casi, che si aggiungono ai casi di positività successiva alla data di sospensione dal servizio dall’ infermiera, non può che invalidare il convincimento che, isolata l’ infermiera, i degenti del reparto di neonatologia e pediatria non corrano più rischi di contagio – ha spiegato il presidente dell’ associazione dei consumatori, Carlo Rienzi – esistono gli estremi per il sequestro preventivo della struttura ospedaliera o almeno il sequestro preventivo dei reparti dove sono transitati i neonati, fino a quando non si siano effettuati controlli e visite a tutto il personale operante». Una richiesta che pesa come un macigno sul Gemelli che, dopo mesi di test e verifiche sui bimbi nati da gennaio a luglio scorsi, si rivolge ora al Consiglio di Stato per chiedere la sospensione dell’ ordinanza del Tar del Lazio, favorevole invece a sottoporre ai test anche tutti i nati nel 2010: «Un allargamento dello screening sarebbe di incerto fondamento scientifico e non potrebbe essere posto in correlazione con l’ episodio di infezione turbercolare dell’ infermiera nel luglio 2011. Occorre riaffermare l’ assoluta correttezza dell’ attività di sorveglianza e controllo della Tbc neonatale, in accordo con le linee guida internazionali e nazionali». Secondo il policlinico, infatti, un’ eventuale positività al test Quantiferon su un bambino nato nel 2010 non potrebbe essere ricondotta esclusivamente al reparto di neonatologia: in quel caso andrebbero valutate tutte le altre possibili fonti. E così l’ indagine si diffonde a macchia d’ olio. (ass)

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