30 Settembre 2011

Tbc, estesi i test sui neonati

Tbc, estesi i test sui neonati
 

Oltre duemila neonati da esaminare: è il responso del Tar del Lazio che ieri ha accolto la richiesta dell’ associazione Codacons di estendere il test per verificare la positività alla tubercolosi a tutti i bimbi nati nel reparto di neonatologia del Policlinico Gemelli durante la permanenza dell’ infermiera affetta da Tbc. I controlli quindi vanno fatti retrodatare dal febbraio al dicembre 2010. La presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ha prima telefonato e poi scritto al ministro della Salute, Ferruccio Fazio, «per chiarire come è opportuno comportarsi e quali test utilizzare». A sua volta Fazio, dopo avere ricordato che «in Italia non c’ è alcuna epidemia e non si devono creare inutili allarmismi sulla Tbc», ha chiesto un parere urgente al Consiglio superiore di sanità (Css). La decisione del Tar (secondo il quale «non appare adeguatamente motivato limitare i test volontari ai bimbi nati nel reparto nel 2011») è della terza sezione quater presieduta da Bruno Amoroso. In agosto la Regione aveva avviato i controlli sui 1.708 bimbi nati da gennaio a fine luglio: erano emersi 122 casi di positività alla Tbc su 1.416 esaminati, oltre ad un solo caso di malattia conclamata. I soggetti «positivi» sono stati sottoposti a antibiotici. Poi sono emersi altri bimbi positivi, venuti al mondo nel Gemelli alla fine del 2010. Questo ha spinto il Codacons a presentare un ricorso al Tar e chiedere di allargare le verifiche a partire da quando l’ infermiera contagiata dalla Tbc ha iniziato a lavorare nel nido di Neonatologia, cioè da febbraio del 2010. Ma nella comunità scientifica, tra epidemiologi e infettivologi, emergono forti dubbi per la decisione del Tar che «non ha niente di epidemiologico e niente di scientificamente razionale – fa notare un esperto che vuole rimanere anonimo -. E non bisogna dimenticare che la positività non significa malattia». Secondo il direttore del dipartimento Malattie Infettive dell’ Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezza, estendendo il test nel 2010, come dice il Tar, «si pone un grande problema: se si trovassero infatti bimbi positivi, sarebbe molto difficile risalire alla causa effettiva del contagio dal momento che, essendo i bambini più grandi, potrebbero essere venuti a contatto con il micobatterio della tbc anche all’ esterno e comunque non necessariamente in ospedale». Critiche al ministro Fazio arrivano però da Ignazio Marino, senatore del Pd e presidente della Commissione d’ inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale: «Esistono da anni linee guida della comunità scientifica internazionale che sono attuabili subito. Se il ministro volesse contestare la sentenza, dovrebbe rivolgersi al Consiglio di Stato e non certo al Consiglio Superiore di Sanità». A chiedere l’ estensione dei controlli era stata anche il vicesindaco di Roma, Sveva Belviso: «La decisione del Tar è la più logica. È stato così seguito un principio di equità sociale, affinché tutte le famiglie coinvolte abbiano la garanzia del riconoscimento dello stesso diritto». Per informazioni nel Gemelli rimane attivo (9-13, da lunedì a venerdì) il numero verde 800.281122. RIPRODUZIONE RISERVATA.

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