Tbc al Gemelli, l´inchiesta si allarga La procura: sicurezza non rispettata
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fonte:
- la Repubblica
Non solo neonatologia, ora anche gli altri reparti del Gemelli verranno sottoposti ai controlli dei carabinieri del Nas, delegati dalla procura alle indagini sul caso del contagio avvenuto al policlinico dell´università Cattolica. Se è vero, infatti, come ormai pare acclarato sia dagli investigatori sia dai magistrati che procedono per epidemia colposa e omissione di atti d´ufficio, che i parametri di sicurezza sul personale non sempre sono stati rispettati, allora è meglio controllare anche gli altri reparti. A maggior ragione poiché l´infermiera da cui è partito il contagio era già risultata positiva nel 2004 e in questi anni ha lavorato anche in altri dipartimenti. Insomma, i carabinieri dovranno controllare anche altre corsie. Per vedere se sono stati rispettati i protocolli e per accertare se ci sono stati altri casi di personale contagiato. Proprio sull´opportunità di ampliare i controlli si è espresso ieri anche il Codacons che ha comunicato che anche un bambino, nato il 2 gennaio scorso, sarebbe risultato positivo. «Circostanza che – spiega l´associazione – impone di ampliare i controlli, estendendo le analisi anche ai bimbi nati nel mese di dicembre 2010. Se la contagiosità, infatti, rientra nelle 48 ore, al 31 dicembre 2010 il reparto neonatale poteva risultare già contaminato». Si aggrava quindi la posizione del policlinico: i magistrati sembrano convinti che qualcosa, nella macchina che garantisce la sicurezza del personale sanitario, non abbia funzionato. E che questo sia stato alla base del contagio. I pm titolari del fascicolo, il procuratore aggiunto Leonardo Frisani e il pm Alberto Pioletti, hanno affidato una maxi consulenza per capire se c´è un nesso tra la malattia dell´infermiera, affetta da tbc, e quella di un piccolo paziente, ammalato della stessa patologia e ieri dimesso dall´ospedale pediatrico Bambin Gesù. Ma anche per stabilire se la dirigenza del Gemelli era a conoscenza dello stato di salute dell´infermiera, positiva ai test della tbc già dal 2004. Non solo: gli esperti dovranno anche capire se la positività, riscontrata fino ad ora su 122 neonati, equivale alla malattia e se quindi, anche in questo caso, si può procedere per epidemia colposa. Una scelta che ha trovato il favore della presidente della Regione, Renata Polverini: «Ciascuno in questo momento ha il dovere di fare tutti gli approfondimenti che ritiene utili. Per dare certezze sulla salute dei bambini é anche necessario capire fino in fondo come sia potuto accadere. Speriamo che questi elementi diano la risposta che tutti cerchiamo». Anche il legale del policlinico Gemelli, Gaetano Scalise, ha accolto positivamente l´iniziativa della Procura. «Vista la complessità del caso, è un´opportuna decisione, un modo di muoversi prudente che porterà a risultati che potremo valutare insieme. Anche se l´assenza di malattia mal si concilia con l´ipotesi di epidemia colposa: ad oggi, infatti, ci sono solo test positivi alla tbc, che, secondo gli esperti, non significano patologia. Vedremo come tutto questo potrà essere coniugato». Mentre le indagini vanno avanti, gli infermieri prendono posizione. Ed esprimono solidarietà alla loro collega. «Vittima incolpevole di quanto accaduto al Gemelli», ha detto Gennaro Rocco, presidente del collegio Ipasvi (federazione nazionale collegi infermieri). «È profondamente ingiusto e incivile perseverare l´atteggiamento accusatorio che alcuni media e talune associazioni continuano a mostrare contro la malcapitata collega. Esprimo lo sdegno degli infermieri romani per quanto sta accadendo alla collega del gemelli. E ribadisco con fermezza il duplice sentimento di solidarietà umana e di vicinanza dell´intera comunità infermieristica per i bambini coinvolti e le loro famiglie e per l´infermiera». La donna non ha colpe, secondo il collegio Ipasvi: «Ci risulta che la collega fosse inconsapevole di avere la tbc, inoltre era vaccinata e si era fatta visitare per la tosse, ottemperando ai suoi doveri fino in fondo, salvo poi scoprire di aver contratto la malattia e mettersi subito a completa disposizione delle autorità sanitarie. Non può essere accusata di negligenza o superficialità. Peraltro ora sta affrontando la malattia e si trova, suo malgrado, al centro di una vicenda che non mancherà di lasciare in lei pesanti strascichi dal punto di vista emotivo e psicologico».
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