12 Gennaio 2012

Taxi, sì allo sciopero «Nessuno ha bisogno di licenze in più»

Taxi, sì allo sciopero «Nessuno ha bisogno di licenze in più»

 
Tutti pronti allo sciopero. I 660 tassisti di Firenze, gli oltre mille di tutta la Toscana. Così ha deciso il parlamentino nazionale di diciannove sigle fra sindacati e cooperative del settore taxi, riunitosi ieri a Bologna: sciopero nazionale il 23 gennaio, e prima ancora (lunedì 16) un’ assemblea al Circo Massimo a Roma. Sei ore di riunione per trovare una sofferta linea comune tra i moderati e gli oltranzisti che avrebbero voluto una lotta più dura. «Non possiamo portare la gente al massacro, non possiamo rischiare che i tassisti prendano denunce», ha avvertito il presidente nazionale del sindacato Uritaxi Loreno Bittarelli: «Se il governo decide prima ci fermiamo tutti», ha aggiunto, ricordando che tra le ipotesi che potrebbero essere discusse e decise al Circo Massimo c’ è anche la possibilità che i tassisti escano senza rispettare i turni. In attesa del testo del provvedimento di liberalizzazione delle licenze, che fin qui il governo non ha messo a punto ma semplicemente annunciato, i tassisti chiedono un incontro con l’ esecutivo che ancora non li ha ricevuti: da qui l’ agitazione e il nervosismo della categoria: «Mi auguro che lo sciopero non ci sia, e credo che non ci sarà – afferma Claudio Giudici, presidente di Uritaxi Toscana – perché credo che il governo ci capirà. Sta mutando il clima sulla questione: in tanti cominciano a capire che l’ operazione contro i tassisti è più un’ operazione di distrazione di massa che un modo per risolvere i problemi del Paese». Non la pensano così gli utenti di Twitter, che ieri hanno fatto balzare l’ hashtag #menotaxipertutti in cima alla classifica italiana dei temi di discussione, invocando la liberalizzazione del settore e proponendo un controsciopero dell’ utenza il 20 gennaio: «È una protesta che non ci procurerà problemi – ribatte Giudici – perché l’ utenza dei taxi è contentissima del servizio. Gli scontenti sono quelli che non lo utilizzano, e si affidano a stereotipi creati ad arte». Come prova dell’ apprezzamento dei clienti, il leader toscano di Uritaxi cita il caso di Firenze: «L’ assessorato comunale allo sviluppo economico ha fatto uno studio, e ha rilevato che quasi il novanta per cento dell’ utenza è contenta del servizio». Palazzo Vecchio aveva anche preparato un piano da cento licenze taxi in più da mettere in vendita con un bando pubblico: piano riposto nel cassetto una volta appurato che, in base alla legge Bersani, l’ ottanta per cento di quanto incassato avrebbe dovuto essere redistribuito fra gli altri tassisti come indennizzo per l’ aumento della concorrenza. Ma la paura dei tassisti non è solo quella di vedere fortemente svalutato l’ investimento fatto per acquistare una licenza: «Anche se ci fosse una compensazione per i lavoratori – osserva Giudici – si va a distruggere la redditività del lavoro. Già siamo all’ osso con i ricavi, e ora si aumenta ancora il numero di taxi? Dov’ è l’ esigenza?». Avanti dunque con lo sciopero, a meno che il governo non faccia dietrofront come era accaduto nel mese di dicembre. A Firenze e in Toscana non sono annunciate iniziative autonome: nel documento approvato ieri a Bologna si invitano le realtà locali a «non intraprendere iniziative non coordinate con il parlamentino nazionale», anche se in serata a Napoli alcuni tassisti hanno dato vita a brevi proteste spontanee all’ aeroporto di Capodichino e in piazza Garibaldi. Sulla vicenda, se la politica si divide, le associazioni dei consumatori chiedono a gran voce di andare avanti con le liberalizzazioni: per il Codacons quella dei tassisti è «una protesta del tutto infondata», tanto che l’ associazione si dice intenzionata a «presentare una raffica di denunce in Procura» in caso di blocchi stradali. RIPRODUZIONE RISERVATA.
 

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