23 Gennaio 2009

Tarquinia ridice no all’autostrada

Domani l’incontro promosso dal Codacons con impenditori, agricoltori, amministratori e cittadini  Mobilitazione come 16 anni fa: «Tracciato inquinante e pericoloso» 
  Mondo imprenditoriale e società civile compatti contro l’autostrada tirrenica. "Quest’opera non sa da fare", o almeno non sa da fare così come è stata approvata da Regione, Comune di Tarquinia e Comune di Montalto, seppure con "osservazioni". Tarquinia si mobilità e lo fa con la stessa forza che messe in campo 16 anni fa bloccando il tracciato che avrebbe dovuto costeggiare l’Aurelia.  Domani mattina, nella sala Sacchetti della Società tarquiniense d’arte e storia, l’avvocato Carlo Rienzi spiegherà a imprenditori agricoli, turistici e commerciali e all’associazionismo locale, come il Codacons intende fermare questo «ennesimo tentativo di devastazione dei territori del Lazio e della Toscana, attraverso un’opera inutile e costosissima». A cui si potrebbe ovviare adeguando l’Aurelia. All’appello hanno già aderito diversi imprenditori, in prima linea Enrico Benedetti; poi cooperative e associazioni, oltre a personaggi come Luigi Daga, che già nel ’92 diede il suo contributo a fermare l’opera e che ora chiede l’intervento dei parlamentari e dei consiglieri regionali del Viterbese, del presidente della Provincia, dei sindaci e di tutti gli amministratori comunali. «Far passare un’autostrada a pochi metri dal tracciato dell’Aurelia – spiega l’ex assessore regionale del Pci prima e del Pds poi – non è una scelta razionale. È sicuramente inquinante e pericolosa perché, come sostenne allora (nel ’92, ndr) la Commissione di valutazione d’impatto ambientale, costituisce un’ulteriore barriera trasversale di impedimento al deflusso delle acque piovane, provoca il mutamento climatico, l’aumento delle emissioni atmosferiche inquinanti ed un forte impatto acustico a ridosso di zone abitate».  Del fatto che il progetto possa essere ancora fermato è convinto il Codacons, che insieme ai comitati di coordinamento dei cittadini, ha impugnato al Tar del Lazio la delibera del Cipe, della Regione e del Comune di Tarquinia che approva la realizzazione dei lavori. Secondo Rienzi l’iter procedurale attuato lederebbe le norme della legislazione comunitaria riguardanti la Via; e sembrerebbe difforme anche rispetto all’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali incorporata nel Trattato costituzionale europeo, relativo al diritto all’informazione.
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