3 Agosto 2017

Tariffa Italia Nel corso dell’ iter parlamentare è sparita la norma che dava equità

Sono passati 30 mesi da quando il ddl Concorrenza fu presentato al consiglio dei ministri nel febbraio del 2015. Dopo due anni e mezzo quella norma in teoria «annuale» è diventata finalmente legge e il governo esulta per un risultato che sembrava sempre più difficile da ottenere. Ma per gli automobilisti virtuosi il provvedimento sarà ricordato soprattutto per l’ occasione mancata di mettere la parola fine alle discriminazioni territoriali sulla Rc auto con la cosiddetta «tariffa Italia». Se il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni parla soddisfatto di un «impegno mantenuto», anche il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda definisce l’ approvazione un «segnale di serietà» per il paese. L’ ok definitivo al provvedimento ieri al Senato è arrivato infatti dopo tanti stop e lente ripartenze. In circa 900 giorni di iter parlamentare, il ddl Concorrenza è sopravvissuto a un cambio di ministro competente (il ddl era stato presentato da Federica Guidi, dimessasi a marzo del 2016), a diverse elezioni amministrative e al referendum costituzionale del dicembre scorso. Nonostante i vari incagli, la legge è riuscita a vedere la luce prima della fine della legislatura introducendo novità su assicurazioni, professioni, energia, comunicazioni, ambiente, trasporti, turismo, poste, banche e farmacie con l’ obiettivo, sempre secondo Calenda, «di stimolare la crescita, la produttività e consentire ai consumatori di avere accesso a beni e servizi a minor costo». Anche l’ autorità Antitrust si è mostrata soddisfatta per il via libero definitivo, sebbene – con uno sguardo più orientato al futuro – abbia consigliato per la prossima volta di riflettere sull’ utilizzo di uno strumento «più rapido e incisivo», magari mirato su singoli settori rispetto al testo omnibus approvato dal Senato in quarta lettura. Non si sono invece risparmiati con le critiche i consumatori, i liberi professionisti e gli stessi politici (compresi esponenti del Pd, non a caso il testo è stato approvato con una maggioranza risicata). Nel fronte dei delusi ci sono soprattutto gli automobilisti meridionali corretti e in particolare quelli della province di Napoli, Caserta e Foggia, che oggi pagano le tariffe più care. Nel corso dei diversi passaggi parlamentari, alla Camera era stata introdotta su iniziativa di Berardo Impegno (Pd, campano) la tariffa unica per gli automobilisti virtuosi, in cambio di alcuni comportamenti come il montaggio della scatola nera. Ma il calmiere alla tassa sulla residenza è stato cancellato dal Senato con un emendamento di Salvatore Tomaselli (Pd, pugliese) il cui testo è diventato ieri definitivo. Sugli sconti Rc auto si prevedono molte innovazioni, nessuna però in grado di cancellare le sperequazioni attuali. L’ Ivass, l’ Istituto di vigilanza delle assicurazioni, entro 90 giorni deve pubblicare l’ elenco delle province a maggiore tasso di sinistrosità e con premio medio più elevato e, sempre entro 90 giorni, deve definire i criteri e le modalità per la determinazione da parte delle imprese di assicurazione di uno sconto aggiuntivo e significativo da applicare agli automobilisti residenti nelle province con premio medio più elevato, purché non abbiano provocato sinistri negli ultimi quattro anni e abbiano installato o installino la scatola nera. Resta però la libertà delle compagnie di praticare il prezzo base che desiderano, provincia per provincia, per cui lo sconto «aggiuntivo» non è detto che porti un reale ribasso della tariffa. Un altro capitolo del provvedimento preso di mira è quello sull’ energia. Ad aprire la pioggia di polemiche è stato il presidente della commissione Industria del Senato, Massimo Mucchetti del Partito democratico, che non ha votato la fiducia definendo la legge «un favore a grandi aziende come Enel, Generali, Unipol, Walgreens Boots Alliance e Big Pharma». «Il voto di Mucchetti? Un suo diritto», ha commentato Calenda. Critica anche l’ Unione nazionale dei consumatori: basterebbe la fine del mercato tutelato nel settore dell’ energia – spiega l’ associazione – per esprimere un giudizio negativo «considerato che non vi può essere alcuna concorrenza fino a che, per la luce, i primi cinque operatori detengono l’ 87,8% del settore domestico e per il gas i primi tre gruppi controllano il 44,8% del mercato». La stessa misura secondo il Codacons porterà aggravi di costi per le famiglie, mentre per Federconsumatori consegnerà i cittadini «in pasto a un mercato libero in cui non vi è la minima ombra di competitività e convenienza». Elio Lannutti di Adusbef parla di legge scritta «sotto dettatura delle lobby» che si tradurrà in ricari tariffari di 150 euro l’ anno per i cittadini. A lamentarsi ci sono anche i notai, critici soprattutto sull’ aumento del numero di professionisti. L’ incremento dei notai «sarà programmato tenendo conto solo del rapporto con il numero di abitanti e non della domanda del servizio notarile rilevata in ogni territorio», ha fatto notare il presidente di Federnotai Carmelo Di Marco. m.e. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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