Taglio agli stipendi dei manager, bufera su Moretti
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fonte:
- Giornale di Sicilia
Dure reazioni contro Moretti da destra e sinistra (da Loredana De Petris di Sel che dice «parole inaccettabili» a Giorgia Meloni presidente di Fratelli d’ Italia «espatri pure»). …Matteo Renzi all’ attacco. Nel mirino gli stipendi d’ oro dei manager pubblici. A Bruxelles per il consiglio europeo, il premier fornisce una serie di indicazioni inattesa delle decisioni politiche sul «menu» fornito nei giorni scorsi da Carlo Cottarelli, il supercommissario alla spending review, ieri bacchettato dalla Camera che ha definito sbagliati i numeri delle sue slides sui costi di Montecitorio. E seda un lato sembra sempre meno probabile un intervento sulle pensioni (Renzi si lascia solo uno spiraglio sulle pensioni d’ oro), dall’ altro una certezza Renzi la fornisce: ci sarà il taglio agli stipendi dei manager. Protesta l’ ad di Ferrovie, Mauro Moretti ma appare decisamente critico anche il presidente degli industriali, Giorgio Squinzi. «Non si possono dare voti – dice Squinzi rivolgendosi a Renzi – credo che sia ancora a casa che si sta preparando alle interrogazioni». Intanto si consuma uno scontro a distanza tra l’ ad di Ferrovie e il premier. «Io prendo 850 mila euro l’ anno, – dice Moretti – il mio omologo tedesco ne prender tre volte e mezzo tanti». Poi avverte che molti manager, lui compreso, potrebbero decidere di andare via dall’ Italia. Ironici i commenti: «Se Moretti vuole andare via -dice ad esempio il Codacons – gli paghiamo il biglietto dell’ aereo». A Moretti dopo molti commenti (da Loredana De Petris di Sel che dice «parole inaccettabili» a Giorgia Meloni presidente di Fratelli d’ Italia «espatri pure») risponde direttamente Renzi: «Confermo l’ intervento sugli stipendi dei dirigenti pubblici. Sono convinto che quando Moretti vedrà la ratio sarà d’ accordo con me». Risponde Moretti: «Di lui mi fido». Rilancia il segretario della Cisl Raffaele Bonanni che chiede di intervenire anche sugli stipendi dei manager delle molte municipalizzate. Dunque qualche certezza ma tra pensioni, difesa, forze di polizia, sono molti i capitoli della spending attualmente in bilico. E allo stato sembra allontanarsi l’ ipotesi di appesantire il deficit portandolo dal 2,6% stimato a ridosso (ma sotto) il 3% del limite europeo. Qualche indicazione in più arriverà comunque a breve con la presentazione del Def al Parlamento. E sul supercommissario si abbatte intanto la censura della Camera dei deputati. «Non corrisponde al vero per ciò che riguarda l’ andamento della spesa della Camera dei deputati» quanto sostengono le slide di Cottarelli, pubblicate nei giorni scorsi, secondo le quali dal 2009 non sono calati i costi degli organi costituzionali.
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