“Superenalotto, subito un tetto”

BARI. Un tetto massimo di 30 milioni di euro per le vincite al Superenalotto, destinando il sovrappiù ad interventi di carattere sociale. È quanto chiede, con una nota diffusa ieri, la Consulta Nazionale Antiusura attraverso il suo segretario, monsignor Alberto D’Urso. «Una legge che fissi un tetto alle vincite del Superenalotto, contenendole entro limiti accettabili, risponde a precise esigenze morali», scrive D’Urso. La richiesta è stata più volte girata «alle forze politiche, parlamentari e governative», ma «purtroppo ed incomprensibilmente, non ha avuto mai una risposta».
Accanto alla Consulta sono schierate «altre associazioni di consumatori, in particolare il Codacons» e soprattutto «un numero crescente di cittadini disorientati dalla cifra che il Jackpot raggiunge», fino agli attuali 174 milioni e 400 mila euro. Colpevolmente si dimentica – secondo la Consulta – che l’insistenza nel promuovere ed incentivare «l’acquisto delle schedine del Superenalotto e la diffusione dei ‘giochi d’azzardo’ (lotterie, poker on-line, slotmachine e skill games…) sono tra le prime cause dell’indebitamento delle famiglie, l’anticamera del ricorso al prestito usuraio e un forte incentivo al riciclaggio del denaro sporco». Non si può continuare ad ignorare un fenomeno che coinvolge almeno un milione di ‘giocatori problematici’, oltre ad un 3% di ‘malati d’azzardo», tra i giocatori abituali. La prospettiva di vincere oltre 173 milioni di euro contrasta con la condizione di una parte del Paese: i 9 milioni di poveri, soprattutto al Sud; il ceto medio che sprofonda; schiere di giovani disoccupati o cassintegrati.
«Non possiamo assistere tranquilli e inerti di fronte a questa stridente contraddizione’, stigmatizza la Consulta. A differenza di altri Paesi, come Australia, Svizzera, Olanda e Canada, dove i profitti dei gestori e dei concessionari vengono tassati a 70% a fronte di una media del 16% in Italia, non esiste una politica efficace del «gioco responsabile».

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