Sulla ripresa dei consumi la minaccia dell’inflazione

Gli italiani sono davvero tornati a spendere. L’indice delle vendite al dettaglio, ha comunicato ieri l’Istat,a ottobre è salito dello 0,1% rispetto a settembre e del 3,7% nel confronto con un anno fa a livello di spesa. Come quantità della merce acquistata, la crescita mensile è stata dello 0,2%, quella annuale del 2,8%. L’indice ha raggiunto un nuovo massimo storico: a 106,3 punti l’indicatore delle vendite del commercio al dettaglio è significativamente superiore anche a quello di ottobre 2019 (102,1 punti), quando ancora della pandemia non si avevano tracce. Per i primi dieci mesi del 2021 la crescita è del 7,1%. In Europa, dove i dati erano stati pubblicati alla fine della scorsa settimana, la crescita media delle vendite a ottobre, in volume, era stata dello 0,3% con un +1,4% rispetto a un anno fa. Su questa ripresa incombe però la minaccia dell’inflazione, che in Italia a novembre ha raggiunto il livello più elevato degli ultimi tredici anni (+3,8%) mentre nella media dell’area euro è già a un passo dal 5% (+4,9% il mese scorso). Per questo le associazioni dei negozianti vedono una ripresa con alcune ombre. «La crescita è infatti do-vuta soprattutto al comparto non alimentare, che sta ancora recuperando sul crollo dello scorso anno – sottolinea l’Ufficio economico di Confesercenti-. I beni alimentari invece subiscono una flessione in volume rispetto allo scorso ottobre di quasi un punto percentuale, un calo che risente probabilmente della corsa dell’inflazione». Federdistribuzione non nasconde che le attese per le vendite del periodo natalizio sono molto alte. «Entriamo in settimane cruciali per i consumi ed è alta l’aspettativa per un Natale vissuto nel segno di una quasi normalità, nonostante il timore per la risalita dei contagi,con un recupero importante delle vendite sul versante non alimentare dopo un anno vissuto a intermittenza» spiega Carlo Alberto Buttarelli, direttore dell’ufficio studi dell’associazione. Massimiliano Dona, dell’Unione Nazionale Consumatori, ha sottolineato l’importanza di avere recuperato i livelli di prima della pandemia, ma ha anche ricordato il rischio prezzi: «Pesa per il futuro l’effetto inflazione e caro bollette di luce e gas che a novembre e soprattutto a dicembre potrebbero determinare un duro contraccolpo nelle vendite». Sulla stessa linea il Codacons, che chiede un intervento del governo per contrastare gli effetti della crescita dei prezzi al dettaglio. Una richiesta che, per una volta, vede sullo stesso fronte consumatori e associazioni della grande distribuzione. «Si devono limitare le pressioni sulle dinamiche dei prezzi per le famiglie italiane perché ciò comporterebbe una battuta d’arresto per la crescita economica» ha detto ancora Buttarelli di Federdistribuzione. Nelle rilevazioni dell’Istat c’è comunque un’altra novità a suo modo storica: il primo calo del commercio elettronico da quando l’istituto di statistica raccoglie questo dato. Le vendite online a ottobre hanno segnato un calo del 3,7% rispetto a un anno fa (c’è invece un aumento mensile del 2,7%). La discesa dell’ecommerce, fa presente l’Istat, si spiega soprattutto con il «livello eccezionalmente elevato di ottobre 2020» (nei primi dieci mesi la crescita complessiva del commercio elettronico è stata del 18,3%). La tendenza alla frenata dell’e-commerce potrebbe essere più significativa, se è vero, co-me risulta da un’indagine di Coldiretti e Censis, che il 64% degli italiani sta spostando parte dei propri acquisti dal web ai negozi tradizionali «con una tendenza a recuperare il contatto diretto con i prodotti, nonostante le preoccupazioni per la risalita dei contagi».