Stadio, lo stop costa caro Svaniscono 800 milioni “E le opere sono a rischio”
- fonte:
- la Repubblica
I soldi dei privati in fumo, la figuraccia a livello internazionale di fronte a potenziali investitori interessati a Roma. La croce messa dai Friedkin sullo stadio della Roma a Tor di Valle gela la sindaca Virginia Raggi non solo perché in campagna elettorale sarà impossibile rivendicare la realizzazione di una grande opera. il punto non è neanche la mancata promessa fatta ai tifosi. È sulle perdite economiche reali e potenziali che l’amministrazione Raggi non può far altro che calare il sipario. lavori partiranno presto, arriveranno 800 milioni di investimenti stranieri. Sono felice», diceva la sindaca nel 2018. Soldi che non arriveranno, così come i servizi, le opere e i posti di lavoro (almeno 12mila Una battuta d’arresto che rivela la difficoltà di investire e che si somma a un dato preoccupante evidenziato giorni fa dal Sole24ore nel 2020 a Roma i volumi degli investimenti immobiliari sono pari a 900 milioni. Milano ha incassato 3,9 miliardi. Comune rassicura: sarà l’amministrazione capitolina a portare a termine al posto dei privati il ponte dei Congressi e il potenziamento della ferrovia Roma – Lido, ma numeri (e portafogli) alla mano, per queste due opere gli investimenti provengono dallo Stato e dalla Regione. Su quest’ultima infrastruttura, la Regione Lazio ha già deciso di investire 180 milioni di euro. L’As Roma doveva metterne 45. Il Comune, ora che il progetto a Tor Di Valle è saltato, dovrà pagarne 9. Non proprio una consolazione. Per quanto riguarda il ponte dei Congressi, lo Stato ha stanziato 140 milioni, l’amministrazione Raggi ne ha messi in bilancio 28, ma senza stadio il progetto deve essere rivisto e aumentano i dubbi sul fatto che sarà realizzato. Addio anche alla sistemazione del Fosso del Vallerano (affluente del Tevere), alla stazione Tor di Valle sulla Roma – Lido e all’unificazione della via del Mare con via Ostiense. «Questo è un danno enorme per la città perché gli in- non si fidano di venire a spendere a Roma se non c’è certezza sui tempi e sui progetti, la verità è che Raggi non ha mai voluto questo stadio», commenta il presidente del III municipio Giovanni Caudo. Quando era assessore all’Urbanistica nella giunta di Ignazio Marino il progetto su Tor di Valle prevedeva 195 milioni di investimenti dei privati per le opere di interesse pubblico, scesi a 80 con il progetto Raggi. Ma se si calcola il totale degli investimenti per tutte le opere si arriva agli 800 milioni salutati nel 2018 con gioia dalla sindaca e ora salutati e basta. La prossima settimana Raggi e l’As Roma si incontreranno e il Campidoglio è disponibile a valutare altre aree per realizzare comunque lo stadio. Prima che si concretizzi qualcosa insomma, la sindaca potrebbe non essere più la prima cittadina. Tanto che dal Pd, il capogruppo in Campidoglio Giulio Pelonzi rilancia impegnando la prossima giunta a realizzare il progetto. «Da questa vicenda ne esce male la città e malissimo l’amministrazione capitolina – commenta l’assessore regionale all’Urbanistica Massimiliano Valeriani – tra il no alle Olimpiadi del 2016 e il nulla di fatto a Tor di Valle sono andati in fumo 6 miliardi di euro». Concorda Fdi che trova ridicolo il fatto che ora Raggi candidi Roma per l’Expo 2030. Infine, chi si è sempre schierato contro (da Fassina di Roma21 al Codacons, passando per Legambiente e il primo assessore all’Urbanistica della giunta Raggi Paolo Berdini), si dice soddisfatto dell’addio al progetto, ma non del fatto che siano stati i privati a metterci una croce sopra.
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