Sotto inchiesta i voli blu di Alfano e Gentiloni
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fonte:
- Il Fatto Quotidiano
La Corte dei conti del Lazio indaga sui voli di Stato con cui l’ allora premier Paolo Gentiloni e il ministro degli Esteri Angelino Alfano raggiunsero Bruxelles per prendere parte al loro primo Consiglio europeo. Sulla vicenda, già nota, i magistrati contabili hanno da tempo aperto un fascicolo per appurare se le modalità di viaggio abbiano costituito un danno da 70 mila euro per le casse dello Stato. I due, infatti, partirono dal medesimo luogo, a un orario praticamente identico, per poi atterrare entrambi nella stessa città. Nulla di strano se non fosse per la scelta di utilizzare due diversi “aerei blu”. La vicenda non era sfuggita alla stampa. E neanche all’ associazione Codacons, dal cui più generale esposto sui voli di Stato sono nate le indagini guidate dal Procuratore regionale Andrea Lupi e dal consigliere Massimiliano Minerva. Questa storia inizia il 15 dicembre 2016. Quel giovedì, dall’ aeroporto di Ciampino, a Roma, due diversi aerei di Stato partirono a pochi minuti di distanza l’ uno dall’ altro. A bordo del primo, un “Airbus 319” da 40 posti, c’ era l’ allora neo presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Il ministro degli Esteri Angelino Alfano invece viaggiò su un “Falcon 50” da nove posti. Entrambi erano diretti nella Capitale belga. L’ idea di utilizzare dei comuni voli di linea evidentemente non fu presa in considerazione. I magistrati contabili però cercano di capire come mai i due politici non abbiano utilizzato almeno lo stesso mezzo. Si parla infatti di voli particolarmente costosi. Il primo velivolo, con a bordo l’ ex premier, avrebbe comportato una spesa di 50 mila euro. Il viaggio di Alfano invece costò alle casse dello Stato 20 mila euro. Dunque un volo per due persone, andata e ritorno da Bruxelles, costò in totale 70 mila euro. Eppure entrambi dovevano presenziare alla stessa riunione, la prima seduta del Consiglio europeo dall’ insediamento del nuovo governo (Matteo Renzi si era dimesso subito dopo il tonfo referendario). Quel 15 dicembre, l’ unica differenza tra i programmi di Gentiloni e Alfano è nell’ orario di ritorno a Roma. Il premier fece rientro intorno a mezzanotte, mentre il ministro era nella Capitale già alle 15.30. Chissà se questa circostanza, o magari ragioni legate alla sicurezza, non permettano ai due di giustificare l’ esosa modalità di viaggio ai magistrati contabili. Al momento c’ è una sola certezza, ed è l’ indagine della Corte dei conti, il cui oggetto appare chiaro: “Sperpero di denaro, euro 70 mila, per due voli di Stato, trasferte ministri Gentiloni e Alfano il 15 dicembre 2016 con destinazione Bruxelles”. Non è la prima volta che i magistrati contabili indagano sui “voli di Stato”. A seguito di un esposto del Codancons alla Corte dei conti e all’ Autorità anticorruzione, nato a sua volta da un articolo del Fatto Quotidiano, è stato aperto un fascicolo sul contratto da 120 mila euro, firmato dal governo il 24 dicembre scorso, per il servizio di catering sugli aerei di Stato. Poi c’ è il caso dell’ Airbus A-340, meglio noto come “Air Force Renzi”. Nel luglio scorso infatti il governo ha disdetto il contratto con Etihad dietro al quale aleggia il sospetto di un aiuto di Stato ad Alitalia. La compagnia italiana infatti avrebbe fatto da tramite tra l’ azienda degli Emirati e il segretariato generale della Difesa. Tra leasing, manutenzione, hangar a Fiumicino, addestramento dei piloti e optional vari si trattava di un contratto dal valore complessivo di 144 milioni di euro suddivisi in 5 lotti. Una spesa importante per un velivolo la cui produzione è stata interrotta nel 2010, dopo la vendita di soli 40 modelli. “Non l’ ho mai usato, non era per me – aveva spiegato Matteo Renzi – era un mezzo a servizio delle politiche di rilancio dell’ export, serviva per portare gli industriali nei viaggi col ministero dello Sviluppo. Si sarebbe ripagato dei costi perché si sarebbe fatto un business plan con un contributo da chiedere agli imprenditori, facendogli occupare due terzi dei posti disponibili”. Anche su questo caso la Corte dei conti del Lazio intende fare chiarezza.
andrea ossino
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