Sotto inchiesta gli avvocati delle famiglie
- fonte:
- Il Biellese
La vicenda del tempio crematorio di Biella,la cui gestione, da parte della società So.cre.bicre.bi. era finita al centro dello scandalo per presunti casi di cremazione multipla – gli abusi accertati e documentati sono stati 11, quelli testimoniati nel corso di un mese di indagini da intercettazioni ambientali -, sembra non avere fine. Nello scorso autunno la condanna in primo grado dei titolari,i fratelli Ravetti,a cinque anni di reclusione; un mese fa la decisione del gip di non accogliere la richiesta di oltre 500 parti civili che avrebbero voluto far riaprire le indagini per accertare se, anche prima, nei due anni precedenti, il tempo intercorso dall’apertura dell’impianto all’avvio dell’inchiestainchiesta, la stessa gestione avesse lavorato con la medesima prassi illecita. Ora un nuovo caso si apre con un ribaltamento del fronte. A finire sotto inchiesta questa volta è la correttezza e la trasparenza nelle comunicazioni tra gli avvocati che, per tramite di Codacons, nelle aule giudiziarie hanno rappresentato quell’istanza di giustizia dei parenti dei cremati e che lamentano, loro, di non aver certezza se nell’urna che conservano a casa o dietro una lapide in un ossario al cimitero vi siano i resti dei propri cari o di chissà chi, ed i loro clienti. «Nell’ultima settimana diversi di noi sono stati raggiunti dai carabinieri con un avviso di convoca in caserma. La richiesta è di andare con i contratti con cui si è dato mandato per procedere alle ispezioni delle urne e agli accertamenti scientifici per capire se era possibile estrarre il dna dai resti». A parlare è Paolo Galuppi del neonato comitato “A casa con me”, comitato presieduto da una combattiva Laura Attena che mercoledì mattina ha condotto un’infuocata conferenza stampa via web presente l’avvocato Franco Gabrielli, collega degli avvocati biellesi coinvolti e che da sempre è a loro fianco nei casi più scottanti. Gabrielli ha dichiarato: «il pool di avvocati che segue la vicenda, gruppo Codacons, è stato, prima, oggetto di un esposto all’ordine degli avvocati da parte di altri colleghi, poi di un esposto da parte della Procura della Repubblica perché ritenuto che alcune loro dichiarazioni fossero non rispettose del ruolo della magistratura inquirente.E adesso è partita questa nuova iniziativa che sembra andare alla ricerca di verifiche sul tipo di rapporti contrattuali tra avvocati e loro clienti, su quali indicazioni rispetto alle analisi e accertamenti da fare».A dare l’input a questa attività di indagine sarebbe stato un esposto anonimo arrivato in Procura. Al momento però non è stato aperto alcun fascicolo o ipotizzato alcun reato.A “il Biellese” parla l’avvocato Alessandra Guarini che, in questi anni, è stato un po’ il volto delle famiglie che hanno cercato e cercano la verità sui fatti del crematorio. «Siamo stati raggiunti in questi giorni dalle chiamate di diversi clienti molto angosciati.A loro diciamo, se convocati, di andare a parlare, rispondere alle domande e portare la documentazione richiesta. Noi abbiamo sempre agito nella massima trasparenza lasciando libertà a tutti di scegliere se e a quale livello di approfondimento autorizzare le indagini difensive». Parla ancora Galuppi: «Ci siamo illusi che questa volta potessero prendere in considerazione le nostre storie. Quando alcuni di noi sono stati convocati, la speranza è che finalmente riaprissero le indagini su So.cre.bicre.bi. invece oltre il danno, la beffa.A qualcuno avrebbero addirittura chiesto se voleva sporgere querela contro gli avvocati». «Se così fosse, sarebbe un fatto gravissimo. Intimidatorio» sostiene l’avvocato Guarini. Dietro a tutto questo si intravede un disegno, ne è convinta l’avvocato Guarini: «Guarda caso questa vicenda scoppia dopo che, a seguito della richiesta respinta di un procedimento bis contro i Ravetti, avevamo parlato con i nostri clienti annunciando la nuova strategia. Strategia che sarà nel non rinunciare al procedimento penale ma di impegnarci a portare nuove prove per convincere la Procura, per la quale esprimo il mio massimo rispetto, a rivedere le proprie decisioni». In particolare, all’attenzione degli investigatori, ci sarebbero i contratti per gli accertamenti effettuati dall’ex comandate dei Ris Garofano per la ricerca di tracce di dna da estrarre dalle urne. Gli investigatori avrebbero acquisito l’elenco delle circa 30 urne fatte ispezionare a un costo medio, suppergiu, di 2 mila euro. Dalla Procura non arrivano conferme, né smentite. Il procuratore Teresa angela camelio però avverte: «Chi dica che la Procura, dopo il lavoro fatto,fa atti intimidatori, se ne assume la responsabilità. Nessuno escluso». ANDREA FORMAGNANA
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