Sono tre i pontini coinvolti nel caso della psicosetta “Arkeon”
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fonte:
- Il Messaggero
Sono tre i pontini coinvolti nel caso della psicosetta "Arkeon", finita sotto accusa davanti ai giudici del tribunale di Bari dopo una delicata inchiesta della polizia. Ieri dieci persone sono state rinviate a giudizio dal Gup Marco Guida, la posizione dell’undicesimo indagato è stata stralciata e sarà trattata a dicembre. Secondo l’accusa la psicosetta, utilizzando tecniche ispirate in maniera grossolana alle filosofie orientali del Reiki, in dieci anni sarebbe riuscita a raccogliere 10.000 adepti in tutta Italia truffando molte persone deboli che pensavano di risolvere problemi estremamente gravi, in alcuni casi addirittura tumori, aids e infertilità. I tre pontini coinvolti nell’inchiesta sono Quirino Salerno (41 anni), Grazia Bozzo (44 anni) e Francesco Giuseppe Locatelli (44 anni). I primi due sono residenti a Latina mentre il terzo a Sermoneta, in località Monticchio. Oltre a loro sono stati rinviati a giudizio: Vito Moccia (considerato il capo della setta), Francesco Morello, Gabriella Fabbri, Antonio Turi, Isa Calabrese, Piero Mazza e Massimo Vavalle mentre la posizione di Francesco Ferrara è stata stralciata e sarà discussa a dicembre. Un solo punto del capo di imputazione è caduto, mentre tutte le altre contestazioni restano in piedi e saranno vagliate dai giudici del collegio penale di Bari: il processo inizierà nel gennaio 2010. Secondo l’accusa la setta truffava gli adepti costringendoli a partecipare a costosi seminari, convincendoli che solo in questo modo che sarebbero guarite da tumori, aids, infertilità, disagi di qualsiasi genere oppure da problemi spirituali. La Procura ha contestato, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata, maltrattamenti di minori e incapacità procurata da violenza. I fatti si riferiscono al periodo compreso tra il 1999 e il 2008. Per partecipare ai seminari di "Arkeon", bisognava sborsare almeno 260 euro ma si poteva arrivare, mano a mano che si passava di livello, a 15.000 euro. Una coppia del Nord Italia che cercava di risolvere la propria crisi matrimoniale raccontò alla polizia di avere pagato 100.000 euro. Secondo il sostituto procuratore Francesco Bretone, a capo dell’associazione criminale c’era Vito Carlo Moccia, 57 anni, di Noicattaro (Bari) il quale si presentava come psicologo senza averne i titoli. E’ stato lui ad aver ideato il metodo "Arkeon" che i vari complici diffondevano in tutta Italia a suon di costosi corsi "miracolosi". In alcuni casi gli adepti venivano convinti di aver subito una violenza sessuale nell’infanzia da cui si dovevano "liberare" attraverso i corsi a pagamento. «Siamo soddisfatti – spiega l’avvocato di parte civile, Tania Rizzo – anche perché è stata riconosciuta la fondatezza dell’accusa di associazione per delinquere». Nel processo si sono costituite come parti civili le associazioni Codacons, Favis e CeSAP oltre ad alcune vittime della setta.
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