8 Marzo 2016

Sono mandorle amare peri deputati scrocconi

Sono mandorle amare peri deputati scrocconi
nella buvette aumentano ancora i prezzi

Basta abboffarsi gratis: la riforma della politica italiana parte da qui, dalla tristemente famosa bouvette di Montecitorio dove, tra stucchi, marmi e legni pregiati i deputati divoravano quintali di mandorle da 40 euro al chilo senza scucire nemmeno un centesimo. All’ alba del marzo 2016, dopo decenni di lacrime esangue degli italiani, il mondo reale giunge anche a Montecitorio. Un caffè, da ieri, costa all’ onorevole 90 centesimi e non più 80, il cornetto 1 euro e 20 e non più un euro. Il pasticcino mignon 75 invece che 60. E ancora: l’ aperitivo, alcolico o analcolico, sale a 4,50 da 4 euro. La buvette della Camera ha allineato i prezzi di alcuni prodotti e, causando lo sconcerto tra gli scrocconi di Montecitorio, ha annunciato il tramonto dell’ era delle mandorle gratis. Quel grande classico per accompagnare gli aperitivi costa infatti troppo e la società esterna che dallo scorso settembre gestisce il bar della Camera dei Deputati ha deciso di arrestare l’ emorragia. Le mandorle, sala tee tostate, vengono acquistate dal dirimpettaio bar Giolitti, allabella cifra di 40 euro al chilo. Sarà pure un prezzo di favore, ma la spesa totale per lo stuzzichino dell’ onorevole risulta comunque troppo alta. Anche perché le mandorle vanno a ruba e c’ è chi ne divora interi vassoi anche bevendo solo un bicchiere d’ acqua. Tra le mandorle tostate esalate gratis che andavano via a palate e i prezzi «politici» di tanti altri prodotti la società che gestisce la buvette si è ritrovata con il bilancio in perdita. Per rimettere in sesto i conti, oltre al controllo dello scontrino (accolto con malcelati storci menti di bocca), la decisione di alzare i prezzi di diverse specialità della casa. Oltre a ritoccare lo scontrino, però, la società ha deciso anche di migliorare la gestione degli ordini per evitare sprechi. Ordini che, viene spiegato, saranno più mirati in base anche all’ affluenza alla buvette stessa. Infatti, mentre in genere il lunedì e il venerdì sono giornate morte, con pochissimi avventori, tra il martedì e il giovedì si registra il pienone delle presenze e delle consumazioni. Per questo motivo le tanto amate mandorle non saranno più servite gratis, maso lo come accompagnamento dell’ aperitivo e non ci saranno sempre, si potranno trovare solo nei tre giorni clou. Ma, assicurano dalla buvette, l’ assenza di mandorle sarà compensata dalla presenza di piattini più ricchi con l’ aperitivo: tramezzini e pizzette per tenere compagnia al prosecco o all’ analcolico. Con le mandorle a scrocco evapora uno degli alimenti -simbolo di Montecitorio. In passato la stessa sorte toccò al la bottiglietta di anice che, nei fasti della Prima Repubblica, si trovava al fianco della fontanella del Palazzo dove si dissetano gli onorevoli. L’ anice è sparito, erano rimasti i bicchieri di plastica, e ora nemmeno quelli. La spending review degli ultimi tempi ha fatto fuori anche i bicchieri, così è rimasta solo la fontanella. Chi vuole bere a Montecitorio il bicchiere se lo deve comprare, come tutti gli italiani. E queste non sono solo gratuite cattiverie contro i deputati in epoca di antipolitica, perché se la società di gestione della buvette dovesse continuare a stare in perdita, sarebbe costretta a licenziare. E degli onesti lavoratori mandati a casa a causa di politici che mangiano come sfondati non è un bel biglietto da visita per il Palazzo più famoso d’ Italia. Anche perché precedentemente, in epoca «Prima Repubblica», che nelle stanze della politica è giunta fino all’ altroieri, nessuno veniva licenziato. Prima di settembre, infatti, i baristi della buvette erano dipendenti della Camera, ora riciclati in altre mansioni nel Palazzo. Nonostante le «mandorle amare» per gli onorevoli c’ è chi rileva che la stretta alla buvette è stata troppo timida. Il Codacons, dopo gli aumenti, è partito all’ attacco dei prezzi che «continuano ad essere più bassi rispetto ai listini medi pagati dai cittadini italiani». L’ ha detto senza mezzi termini il presidente del Codacons, Carlo Rienzi: «Oramai la classica tazzina di caffè consumata al bar è arrivata a costare 1 euro in numerosissimi esercizi, e 1 euro l uno costano anche mignon e piccole paste da accompagnare al caffè. Per un aperitivo alcolico, il costo medio in Italia non è inferiore ai 5 euro, contro i 4,5 euro assicurati a Montecitorio. Sembra proprio che i politici italiani, nonostante i nuovi listini della buvette – ha concluso Rienzi -continueranno a godere dei soliti privilegi, spendendo meno per bere e mangiare rispetto a quanto pagano mediamente i cittadini italiani».
antonio angeli
 

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