Smog, il pm attacca i periti “Una relazione insufficiente”
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fonte:
- Repubblica.it
Se l’ inchiesta sulle morti da smog in Lombardia rischia di finire nel nulla la colpa è anche dei periti nominati dalla Procura. Lo scrive il pm Alessandra Cecchelli nella richiesta di archiviazione del fascicolo contro Formigoni, il presidente della Provincia Podestà, il suo predecessore Penati, l’ ex sindaco di Milano Moratti e Lorenzo Vitali, ex primo cittadino di Legnano, tutti accusati di ‘getto pericoloso di cose’. «Le conclusioni rassegnate dai consulenti – scrive il pm – si sono rivelate sotto più profili insoddisfacenti». Anche perché contrastano con i dati scientifici acquisiti durante le indagini, secondo i quali «a Milano ogni anno muore d’ inquinamento, sommando effetti acuti e cronici, un numero variabile tra 550 e 900 persone». Su passaggi come questo potrebbero far leva i legali del Codacons, pronti a opporsi alla decisione della Procura. Fu l’ associazione, da anni impegnata in una offensiva-shock sul tema dell’ inquinamento un loro esposto ha portato all’ apertura di un fascicolo che ipotizza il ‘disastro colposo’ mentre è da poco sul tavolo dei pm la richiesta di sequestro di tutti i diesel circolanti in Lombardia in quanto «cancerogeni» a presentare nel 2007 la denuncia poi sfociata nell’ iscrizione, nel registro degli indagati, di Formigoni, Moratti, Penati, Podestà e Vitali. A cinque anni di distanza il pm analizza le conclusioni degli specialisti Michele Giugliano, Roberto Maja e Luigi Bisanti. Secondo loro l’ avvelenamento da polveri sottili ha cause «di natura geografica, ambientale e meteorologica» contro le quali poco si può fare senza il coinvolgimento della collettività. Bisanti, direttore del servizio di epidemiologia della Asl (e quindi alle dipendenze della Regione, uno degli enti sotto accusa), arriva ad affermare che «la probabilità individuale di subire un danno da inquinamento è piccola». Cecchelli non condivide: «È noto che altri epidemiologi hanno invece sostenuto lo stretto nesso eziologico tra esposizione all’ inquinamento atmosferico e pericolo per la salute pubblica». Il magistrato confronta i pareri dei tre consulenti con i dati acquisiti dall’ Arpa e da altri studi scientifici. «Si evidenziava chiaramente che il Pm10 presenta, oltre a una componente secondaria, una componente primaria costituita da particelle emesse principalmente dal traffico, dal riscaldamento domestico e dall’ industria e che interventi straordinari, localizzati nel tempo e nello spazio, possono incidere significativamente attenuando il particolato primario». Chi amministra Regione, Provincia e Comune, insomma, può fare molto. «Solo il 40 per cento del Pm10 totale rilevato in Lombardia dipende da emissioni collocate all’ esterno della regione – spiega infatti Cecchelli – mentre il 2030 per cento dell’ inquinamento totale è direttamente riferibile al fondo urbano e ai contributi locali, su cui possono agire efficacemente interventi mirati come le restrizioni periodiche di traffico e misure idonee alla riduzione significativa delle emissioni civili e industriali». Ci sono dunque «misure temporanee» che possono «dispiegare una positiva efficacia per la riduzione delle emissioni e delle concentrazioni fino al 25 per cento». Per questo la Procura ha chiesto ai consulenti «di specificare, fino al 2011, l’ effettiva incidenza in termini di danni alla salute dell’ inquinamento da Pm10… tramite un dettagliato e aggiornato esame dei dati epidemiologici» e di «evidenziare, per singoli fattori, l’ incidenza (sul decremento e/o abbattimento del fenomeno inquinante primario su fondo urbano) dei provvedimenti che l’ autorità regionale, provinciale e comunale, per i poteri specifici, poteva e/o doveva adottare». I pm ottengono anche una proroga delle indagini. Ma i periti presentano «un breve elaborato» che conferma quanto già scritto nella loro prima relazione, «senza ulteriori specificazioni rispetto al quesito integrativo proposto». La Procura tenta allora l’ ultima carta, una nuova richiesta di proroga. Il gip la rigetta: le inchieste non possono durare all’ infinito. Così il pm Cecchelli, pur così convinta che le polveri killer non siano una calamità geoatmosferica senza cause né responsabili, getta la spugna. E prende atto «delle risultanze, così come emergenti dalle consulenze sopra ripercorse, alla luce delle quali deve concludersi che le indagini espletate non consentono margini per un utile esercizio dell’ azione penale».
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