2 Luglio 2012

Smog, chiesta l’ archiviazione per Podestà e Formigoni. Il Codacons: la Procura ci mette due anni e mezzo per lavarsene le mani

 Smog, chiesta l’ archiviazione per Podestà e Formigoni. Il Codacons: la Procura ci mette due anni e mezzo per lavarsene le mani

Chiesta l’ archiviazione dell’ inchiesta a carico dell’ ex sindaco di Milano, Letizia Moratti; dell’ ex sindaco di Legnano, Lorenzo Vitali; dei presidenti della Provincia che si sono succeduti, Filippo Penati e Guido Podestà ; nonché per il presidente della Regione, Roberto Formigoni al termine dell’ inchiesta sullo smog. Erano accusati di omissione di atti d’ ufficio e versamento di fumi o polveri sottili nell’ atmosfera in relazione all’ inquinamento presente nella pianura Padana. Una consulenza ha confermato il grave problema dell’ inquinamento, affermando però che per risolverlo sono necessari provvedimenti integrati a livello nazionale e sovranazionale. L’ inchiesta era stata avviata nel 2007 dal pubblico ministero Giulio Benedetti da un esposto del Codacons, dell’ Associazione nazionale protezione animali, natura e ambiente, nonchá di un comitato di cittadini contro le tangenziali, i quali oggi hanno ricevuto la richiesta di archiviazione del fascicolo contro cui possono presentare opposizione. I vertici delle istituzioni lombarde erano stati iscritti nel registro degli indagati due anni dopo, inizialmente con la sola accusa di versamento di fumi o polveri nell’ atmosfera (articolo 674 del codice penale). L’ avviso di garanzia, però, seguiva una prima richiesta di archiviazione avanzata dalla procura e rigettata dal gip che aveva disposto ulteriori indagini, conclusesi con una seconda richiesta di archiviazione e un nuovo rigetto. Nel 2011, quando il fascicolo è stato trasferito al pm Alessandra Cecchelli perchá il collega è passato ad altro incarico, agli indagati è stata contestata anche l’ ipotesi di omissione di atti d’ ufficio, perchá il magistrato riteneva potessero aver omesso o essersi rifiutati di prendere i provvedimenti necessari a contrastare l’ inquinamento. Il pm ha acquisito quindi presso le varie istituzioni competenti documenti sui livelli di inquinamento e sulle azioni intraprese per contrastare il fenomeno e quindi li ha fatti analizzare a tre consulenti. È la conclusione degli esperti è che la Lombardia si trova – considerati il livello di popolazione, industrie e abitazioni – in condizioni simili ad altre aree in Europa, tuttavia con situazioni più sfavorevoli in pianura Padana in virtù della conformazione dell’ area che aggrava la situazione e determina una serie di patologie e malattie respiratorie sui cittadini. Sul fronte delle condotte contestate ai politici locali, però, i periti affermano che purtroppo iniziative limitate nel tempo e nello spazio a contrasto dello smog possono raggiungere solo modesti risultati. Occorrono, invece, interventi integrati a livello nazionale o addirittura sovranazionale. Di qui la scelta di Cecchelli di procedere con la richiesta di archiviazione, ritenendo che non emergono condotte indebite di omissione o rifiuto a carico degli amministratori idonee a prevenire o evitare fenomeno”. IL CODACONS: LA PROCURA CI METTE DUE ANNI E MEZZO PER LAVARSENE LE MANI- “In pratica la Procura se ne lava le mani e ci mette ben due anni e mezzo per lavarsele”: è il commento del presidente del Codacons, Marco Maria Donzelli, alla notizia dell’ archiviazione dell’ inchiesta a carico dei vertici delle istituzioni locali per lo smog. “Se a questo si aggiunge che l’ esposto originario del Codacons era del giugno del 2007, possiamo dedurre – prosegue Donzelli – che alla Procura ci sono voluti la bellezza di 5 anni per capire che la situazione è preoccupante, per poi concludere che la colpa, se è di tanti, non è di nessuno”. “Incomprensibile quale sia la misteriosa entità sovranazionale che dovrebbe risolvere i problemi di Milano. Le normative europee, infatti, ci sono, da anni, ed il problema, semmai, è che a Milano ed in Lombardia non le rispettano” ha proseguito Donzelli. ” L’ associazione di consumatori ricorda – conclude la nota – che la direttiva europea che fissava i famosi 35 giorni di inquinamento in un anno era del lontano 1999, recepita in Italia con un decreto ministeriale del 2002, ed applicato dal 2005, ma, guarda caso, a tutt’ oggi il tetto non è mai stato rispettato ná a Milano ná in Lombardia”. “E’ proprio la normativa europea che assegna compiti precisi ai sindaci e alle regioni nel caso vi sia il rischio di superamento dei valori limite degli inquinanti, compiti che, in nome del principio di sussidiarietà, evidentemente ignoto alla Procura di Milano, non possono che essere di competenza degli enti locali” ha concluso Donzelli.

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