Sigarette elettroniche, alternativa al fumo o fonte di nuovi rischi?
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fonte:
- La Nuova Sardegna
Schizofreniche e “fumose”, tanto per restare in tema. E’ il meno che si può dire delle posizioni di governo e autorità sanitarie sulle sigarette elettroniche o e-cig, le “bionde” senza fumo che stanno spingendo business e moda, in particolare tra i giovani. Da una parte il Ministero delle Finanze vuole imporre una tassa per neutralizzare le perdite createsi con il massiccio abbandono delle sigarette tradizionali che, a quanto pare, costerà allo Stato qualcosa come settecento milioni di euro. Dall’ altro il Consiglio Superiore di Sanità, l’ organo che dà consigli – non vincolanti, quindi- al Ministero della Salute – esorta a vietarne l’ uso nelle scuole, per non esporre i ragazzi, a comportamenti che evochino il vizio del fumo. Sollecitando, nel frattempo, anche regole per la pubblicità, per evitare il rischio d’ induzione al tabagismo, e mantenendo il divieto di vendita ai minori di anni diciotto di e-cig con presenza di nicotina, con una sottolineatura sull’ opportunità di raccomandare che le sigarette non siano utilizzate in gravidanza o durante l’ allattamento. Stando al parere espresso dal CSS, non esistono, allo stato delle conoscenze, evidenze scientifiche che inducano a inserire le sigarette elettroniche tra i medicinali “per funzione”. Di qui la raccomandazione al Ministero di costituire un tavolo permanente per raccogliere le diverse fonti di dati, per progettare iniziative d’ informazione sui potenziali pericoli e per promuovere attività di ricerca e studio sui vari aspetti della problematica legata al boom delle sigarette elettroniche. Da parte sua, il nuovo ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha dichiarato che farà proprio il parere del Consiglio, inserendo la questione delle sigarette elettroniche in una nuova direttiva sul tabacco cui si sta lavorando . Chi vivrà, vedrà, come si dice. Ma, intanto, “svapatori” già convertiti e fumatori tradizionali sulla via della conversione si pongono una domanda. La sigaretta elettronica, inventata da un farmacista cinese dieci anni fa e arrivata in Europa nel 2007 , è un presidio sanitario, una sana alternativa al fumo tradizionale? O nasconde, invece, delle insidie per la salute, anche se il fumatore non è più a stretto contatto con il fuoco, il fumo, il tabacco, il catrame, il monossido di carbonio, la cenere, i mozziconi, l’ odore sgradevole e le diverse sostanze nocive prodotte dalla combustione della sigaretta tradizionale? Insomma, sono tante le domande che ruotano attorno alle e-cig che, intanto stanno conquistando fette consistenti di mercato. In questa situazione è sceso in campo anche il Codacons che chiede di regolare il settore, imponendo il divieto assoluto per tutti i locali pubblici, in attesa che nuovi studi conducano a risultati certi e condivisi dalla comunità scientifica sul piano dell’ esclusione del rischio. In attesa di conoscere meglio – a tutela della salute dei consumatori – questo prodotto- nato per contrastare il fumo, non ci si può non interrogare sul concetto di rischio, nelle ore in cui infuria la polemica sull’ amministrazione Obama e il programma di spionaggio cibernetico Prism, che permette di attingere informazioni su miliardi di utenti. Privacy o sicurezza a rischio. Una parola “chiave”, ormai, della nostra contemporaneità, dominata da quella che il grande sociologo americano Frank Furedi ha chiamato “la cultura della paura”, estesa all’ ambiente, agli stili di vita, all’ economia, al crimine, alla sicurezza, alla salute. Ma a che cosa si è disposti a rinunciare per evitare i rischi? In nome della sicurezza nazionale, ad esempio, di fronte all’ allarme globale sul terrorismo- che ha ispirato la Patriot Act-, si può accattare – si chiede il popolo americano, ma non solo- una così massiccia violazione della privacy, e la messa tra parentesi di diritti e libertà ?
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