Siamo campioni del mondo in risse
- fonte:
- Libero
(…) di Milan e Inter. Un classico italiota per ammantarsi di luce riflessa, poca spesa- resa, belle parole strappa- che non richiedono grossa elaborazione mentale. Ecco, ora che costoro hanno sfruttato a loro favore il rissone a colpi di cornate e offese (poteva mancare il Codacons, che diffida la Rai dal portare Ibra a Sanremo?), giova ricordare che l’Italia la sua ultima Coppa del Mondo l’ha vinta anche grazie all’insulto di Materazzi su Zidane, causando l’espulsione che tolse alla Francia il giocatore in grado di spostare la bilancia. Siamo allora campioni planetari di provocazione? Può darsi, come può darsi che lo siamo anche di ipocrisia, visto che nessuno dei commentatori che oggi si stracciano le vesti all’epoca chiese la testa del difensore azzurro, anzi: sghignazzate e congratulazioni. In fondo, stando al metro dei nostri moralisti, la distanza fra quanto successo al Meazza martedì e quel 9 luglio 2006 non è poi grandissima. Durante l’azione precedente, Matrix aveva strattonato Zizou per la maglietta per non farlo saltare, memore di quella zuccata sotto la traversa sventata da Buffon poco prima; uscendo dall’area il francese chiese ironicamente al nostro se voleva la maglia e Marco rispose «preferisco quella put**** di tua sorella». bum, testata al petto, poi sappiamo come è finita. OGGI IL GIUDICE Il calcio, va sottolineato, non è Ibra che urla a Lukaku di tornare a fare i suoi «riti voodoo di merda» l’altro che risponde «vengo a fottere te e tua moglie». Ma è anche questo. Lo sarà sempre. Il pallone senza cattivi ragazzi è solo per l’oratorio per il dopolavoro o per chi non ci ha mai davvero giocato. Perder tempo o cadere per spintarelle fasulle è accettabile, far impazzire l’avversario con la lingua tagliente no? Eppure, una volta morti, due bastardi del trash talking come Kobe Bryant o Muhammad Ali sono stati glorificati. E poi, il diktat che i calciatori debbano essere un esempio è una delle più grosse perversioni del buonismo contemporaneo. La rissa del Meazza, tuttavia, passerà sulle scrivanie del giudice sportivo e potrebbe restare a lungo (conoscendo i tempi) su quelle della Corte di Giustizia federale. Sia perché la si è voluta ammantare di razzismo a tutti i costi per quel «little monkey» (piccola scimmia) o «little donkey» (piccolo somaro) urlato da Ibra; sia perché poi l’interista nel rientrare nel tunnel, ha pronunciato un altro convenevole non chiaramente decifrato dai video disponibili, «I’m shoot you at» o «shit you on your head», «ti vengo a sparare» o «ti caco in testa». Intorno a questo possono ruotare perfino i destini del campionato, dato che Ibra e Lukaku sono i catalizzatori indispensabili delle due prime in classifica. road map sarà la seguente. Oggi il giudice sportivo Gerardo Mastrandrea irrogherà le sanzioni relative ai quarti di finale di Coppa Italia sulla base dei referti arbitrali, comprese le delle ammonizioni a Lukaku e Ibra dal rapporto dell’arbitro Valeri. Dalle indiscrezioni raccolte, lo scontro verbale e il testa a testa in campo saranno riassunte con la formula «reciproche scorrettezze» che, come isultato, avrà un turno di squalifica per Ibra (espulsione per doppia ammonizione) uno per Lukaku (era diffidato, salterà l’andata delle semifinali con la Juve). Se Valeri avrà anche riportato di aver sentito le frasi ingiuriose dei due, riconducendole a un canonico scontro di campo, allora la questione sarebbe finita, perché automaticamente giudicata e non si potrebbe farlo una seconda volta. POSSIBILI SANZIONI Al contrario, se nel referto non ci fosse traccia degli insulti e minacce, quasi tutte in inglese, la Procura Federale potrebbe aprire un’inchiesta acquisire immagini, audio, notizie di stampa (non ci sono limiti ai mezzi di prova), magari convocare lo stesso Valeri e gli ispettori federali che potrebbero aver visto e sentito altro al momento del rientro negli spogliatoi (l’arbitro non ha ravvisato nulla, altrimenti avrebbe potuto estrarre altri cartellini). Due gli sbocchi: archiviazione o deferimento al Tribunale Federale sulla base dell’articolo 28 del Codice di Giustizia Sportiva, che punisce i comportamenti discriminatori riferiti a «offesa, denigrazione o insulto motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine anche etnica, condizione personale o sociale». In base a suddetto articolo, le sanzioni sono molto pesanti e oltre alla squalifica per almeno 10 giornate (da scontare in Coppa Italia) prevedono anche la possibilità di una punizione «a tempo», che in quel caso coprirebbe anche il campionato e, in estrema ipotesi, eventualmente anche le Coppe europee.
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