16 Marzo 2021

Si sdoppia il fascicolo sul crollo della “106”

Si sdoppia  il  procedimento  giudiziario  sul  crollo  del  muro  della  rampa  di  accesso  della  nuova  statale  106  Catanzaro.  Sarà  infatti  giudicato  con  il  rito  abbreviato  il  direttore  dei  lavori  Antonio  Bevilacqua,  (assistito  dal  legale  Nicola  Carratelli),  mentre  proseguiranno  l’ordinaria  udienza  preliminare  Ajmone  Cat  Alessio  Marino  (difeso  dal  legale  Aldo  Casalinuovo)  ingegnere  progettista  per  conto  di  Astaldi  Spa  Michele  Mele,  in  qualità  di  ingegnere  collaudore  statico  dell’opera  assistito  dal  legale  Fabrizio  Costarella.  Tutti  tre  sono  accusati  di  cooperazione  colposa  nell’aver  provocato  il  crollo  del  muro  di  contenimento  della  rampa  di  accesso  n°  6,  non  prevedendo  un  idoneo  sistema  di  drenaggio  dell’acqua  effettuando  una  sottostima  dei  carichi  agenti  sul  terrapieno  realizzando  una  sovrastima  dei  parametri  di  resistenza  meccanica  del  terreno.  Si  tornerà  in  aula  il  prossimo  giugno,  giorno  della  discussione  sia  del  rito  ordinario  che  del  rito  alternativo  con  contestuale  interrogatorio  di  Bevilacqua.  maggio  2017  il  tratto  crollato  era  stato  posto  sotto  sequestro  da  parte  della  Guardia  di  Finanza  gli  accertamenti  sugli  interventi  eseguiti  erano  stati  affidati  un  pool  di  esperti  dell’Unical  Proprio  sulla  base  di  queste  verifiche  sono  state  effettuate  le  contestazioni  messe  nero  su  bianco  dal  procuratore  aggiunto  Vincenzo  Capomolla  dal  sostituto  Vito  Valerio.  Ai  tre  professionisti  vengono  contestate  condotte  attive  omissive  che  avrebbero  «cagiona to,  per  colpa  generica  e  specifica,  il  crollo  del  muro  di  contenimento».  Nel  dettaglio  – stando  alla  richiesta  di  rinvio  a  giudizio  – Ajmone  Cat  non  avrebbe  previsto  nella  progettazione  un  idoneo  sistema  di  drenaggio  dell’acqua  avrebbe  effettuato  una  sottostima  dei  carichi  che  sarebbero  andati  ad  agire  sul  terrapieno,  procedendo  al  contrario  con  una  sovrastima  dei  parametri  di  resistenza  meccanica  del  terreno.  Da  parte  sua  Bevilacqua  avrebbe  omesso  di  segnalare  il  difetto  di  progettazione,  quantomeno  in  riferimento  all’insussistenza  di  un  idoneo  e  necessario  sistema  di  drenaggio  dell’acqua  Infine  Mele  in  occasione  del  collaudo  finale  non  avrebbe  riscontrato  alcuna  delle  presunte  criticità  progettuali,  secondo  l’accusa  «evincibili  attraverso  l’ordinaria  osservanza  delle  “regole  della  tecnica”».  Sono  partici  civili  l’Anas  e  il  Codacons.

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