3 Febbraio 2011

Si allunga il processo sul mais Ogm L’ agricoltore: “E io semino di nuovo”

Si allunga il processo sul mais Ogm L’ agricoltore: «E io semino di nuovo»
 

PORDENONE Il processo è partito, ma la sentenza arriverà dopo la prossima semina e così Giorgio Fidenato, l’ agricoltore a giudizio per aver messo a dimora mais Ogm a Vivaro e Fanna nel 2010, senza autorizzazione del governo nazionale, si prepara a replicare. Non solo: il movimento Futuragra, nato per favorire le colture Ogm riconosciute dall’ Europa anche in Italia, sta affilando le armi per una nuova campagna mediatica. Nel giorno in cui il giudice del tribunale di Pordenone, Rodolfo Piccin, accoglie la costituzione di parte civile di Regione, Coldiretti, Provincia di Pordenone, Codacons (sia nazionale che regionale) e Slow Food – l’ avvocato di Fidenato, Francesco Longo, si era opposto alla costituzione – e in cui Futuragra accusa il governo di non rispettare gli impegni appoggiando il polo scientifico GenEticaMente, lanciato da Mario Capanna, la battaglia legale rischia già di essere superata da nuovi eventi. «In Italia si chiede l’ abbreviato per Berlusconi e poi nel mio caso, dove i detrattori parlano di rischi per la salute – dice Fidenato – il processo va avanti tranquillamente dei mesi». Mesi in cui l’ imputato non intende aspettare con le mani in mano: «E’ chiaro che intendo seminare anche nella prossima stagione e questa volta potrei non essere da solo». Futuragra, l’ associazione di cui Fidenato è segretario e che è nata a Vivaro ma ha adepti in molte regioni italiane, si riunirà il 13 febbraio in assemblea per dettare la linea. L’ idea è quella di non chiedere più autorizzazioni per seminare al governo, come avvenuto lo scorso anno, «ma limitarci a comunicazioni sulla semina agli organi preposti, anche alle Procure» avanza Fidenato. Il braccio di ferro si gioca ancora sul doppio piano normativo: da una parte gli agricoltori pro Ogm come Fidenato e quelli che fanno capo ad Agricoltori Federati e Futuragra, che rivendicano un diritto sancito da una direttiva europea, dall’ altra chi invoca il principio di precauzione e fa affidamento sulla normativa italiana (mai notificata alla Ue) che richiede espressamente un’ autorizzazione governativa per la semina. Nel frattempo anche la Regione ha legiferato in modo restrittitivo in materia di Ogm. Ma anche questa norma, secondo Fidenato, non rispetta la procedura europea. E se la stagione della semina si preannuncia nuovamente turbolenta, il processo – Fidenato è in aula perché ha presentato opposizione al decreto penale che lo condanna al pagamento di 30 mila euro di multa e alla distruzione dei raccolti 2010 di mais transgenico – slitta al 29 giugno per l’ escussione dei testi. E la scelta di ammettere a parte civile anche l’ associazione di Carlo Petrini «è una decisione storica per l’ intero movimento di Slow Food che vede così riconosciuti i suoi legittimi interessi nella partita della difesa dalle coltivazioni Ogm», ha commentato fuori dall’ aula l’ avvocato Stefano Cavalitto sottolineando che «è la prima volta che Slow Food intraprende a livello nazionale un’ azione legale di questo tipo che prevede la costituzione di parte civile». In aula, invece, la difesa di Fidenato ha presentato una memoria che si fonda sui principi sanciti dalla normativa europea e sul rango della direttiva rispetto alle leggi nazionali. RIPRODUZIONE RISERVATA.

Previous Next
Close
Test Caption
Test Description goes like this