7 Marzo 2001

Serve una riforma generale dei trasporti

Codacons: bisogna aprire alla concorrenza. Conftrasporto: nessun ritocco per il gasolio da autotrazione

ROMA – Il progetto di abolire il bollo auto, aumentando in compenso il prezzo della benzina – così com’è stato inserito nel Piano generale dei trasporti – piace alle associazioni dei consumatori e a quelle di categoria. Ma a determinate condizioni. Lo spostamento del prelievo fiscale deve essere inserito in un disegno di riorganizzazione del settore dei trasporti e deve diventare una forma di penalizzazione nei confronti degli autotrasportatori e di tutti coloro che, per lavoro, sono obbligati ad utilizzare molto l’automobile.

Un’osservazione, quest’ultima, avanzata soprattutto dalla Conftrasporto. «Se nel Piano generale dei trasporti ci si riferisce solo all’aumento della benzina – dichiara il segretario generale, Paolo Uggé – la proposta è ragionevole poiché semplifica la situazione e riduce le sacche di evasione. Ma se negli aumenti è inserito anche il gasolio da autotrazione, allora la novità si trasforma in una punizione nei confronti di una categoria: in Italia il gasolio costa già 222 lire in più al litro rispetto agli altri Paesi europei. Se così sarà, faremo una battaglia all’ultimo sangue». A suo avviso, non si possono prendere decisioni autonome sui trasporti, ma vanno inserite in un contesto europeo, per evitare di infierire con nuovi costi sulle imprese italiane rispetto ai concorrenti stranieri. «Il Piano generale dei trasporti – allarga la protesta Paolo Uggé – prevedeva inizialmente 95 miliardi di investimenti per infrastrutture ferroviarie e 77 mila per quelle stradali. Poi le cifre sono diventate rispettivamente 120 mila e 60 mila a causa dei Verdi che, in questo modo, continueranno a ricattare il Governo. Ma l’Italia ha bisogno di migliorare tutte le infrastrutture, non solo quelle ferroviarie. Se non si costruiscono più opere, si ferma l’economia del Paese».

Per quanto riguarda le associazioni in tutela dei consumatori, Vittorio Amedeo Martinelli, rappresentante legale del Codacons, «in linea di massima» è favorevole all’abolizione del bollo auto, sempre che «il progetto si inserisca in un disegno più complessivo di revisione del settore trasporti». «Non dimentichiamoci che l’uso del mezzo privato non è un lusso, ma molto spesso è una necessità in assenza di mezzi pubblici efficienti – dice -. Cambiando le regole, diventa tanto più importante l’apertura alla concorrenza nel mercato petrolifero, vale a dire l’accesso della grande distribuzione alla vendita anche sotto costo, come già avviene nei supermercati francesi, dove i distributori vendono la benzina due, trecento lire in meno del prezzo di mercato. Occorre inoltre incrementare l’uso dell’economico Gpl». Per il legale del Codacons nel mercato di auto usate l’abolizione del bollo eviterebbe inoltre brutte sorprese agli acquirenti che, nel caso di auto diesel, si sono trovati addirittura a dover versare 15 milioni di tasse arretrate non pagate dai precedenti proprietari o per errori del Pra».

Per Carlo Pileri, presidente dell’associazione di tutela dei consumatori Adoc «l’aumento della benzina per compensare le minori entrate dello Stato sarebbe accettabile solo se contenuto entro le 50 lire al litro». Allo stesso tempo, sostiene Pileri, andrebbe rivisto l’intero meccanismo di tassazione attuale dei carburanti, in particolare eliminando l’Iva sulle accise, in pratica una «tassa sulla tassa».
ROMA – Il progetto di abolire il bollo auto, aumentando in compenso il prezzo della benzina – così com’è stato inserito nel Piano generale dei trasporti – piace alle associazioni dei consumatori e a quelle di categoria. Ma a determinate condizioni. Lo spostamento del prelievo fiscale deve essere inserito in un disegno di riorganizzazione del settore dei trasporti e deve diventare una forma di penalizzazione nei confronti degli autotrasportatori e di tutti coloro che, per lavoro, sono obbligati ad utilizzare molto l’automobile.

Un’osservazione, quest’ultima, avanzata soprattutto dalla Conftrasporto. «Se nel Piano generale dei trasporti ci si riferisce solo all’aumento della benzina – dichiara il segretario generale, Paolo Uggé – la proposta è ragionevole poiché semplifica la situazione e riduce le sacche di evasione. Ma se negli aumenti è inserito anche il gasolio da autotrazione, allora la novità si trasforma in una punizione nei confronti di una categoria: in Italia il gasolio costa già 222 lire in più al litro rispetto agli altri Paesi europei. Se così sarà, faremo una battaglia all’ultimo sangue». A suo avviso, non si possono prendere decisioni autonome sui trasporti, ma vanno inserite in un contesto europeo, per evitare di infierire con nuovi costi sulle imprese italiane rispetto ai concorrenti stranieri. «Il Piano generale dei trasporti – allarga la protesta Paolo Uggé – prevedeva inizialmente 95 miliardi di investimenti per infrastrutture ferroviarie e 77 mila per quelle stradali. Poi le cifre sono diventate rispettivamente 120 mila e 60 mila a causa dei Verdi che, in questo modo, continueranno a ricattare il Governo. Ma l’Italia ha bisogno di migliorare tutte le infrastrutture, non solo quelle ferroviarie. Se non si costruiscono più opere, si ferma l’economia del Paese».

Per quanto riguarda le associazioni in tutela dei consumatori, Vittorio Amedeo Martinelli, rappresentante legale del Codacons, «in linea di massima» è favorevole all’abolizione del bollo auto, sempre che «il progetto si inserisca in un disegno più complessivo di revisione del settore trasporti». «Non dimentichiamoci che l’uso del mezzo privato non è un lusso, ma molto spesso è una necessità in assenza di mezzi pubblici efficienti – dice -. Cambiando le regole, diventa tanto più importante l’apertura alla concorrenza nel mercato petrolifero, vale a dire l’accesso della grande distribuzione alla vendita anche sotto costo, come già avviene nei supermercati francesi, dove i distributori vendono la benzina due, trecento lire in meno del prezzo di mercato. Occorre inoltre incrementare l’uso dell’economico Gpl». Per il legale del Codacons nel mercato di auto usate l’abolizione del bollo eviterebbe inoltre brutte sorprese agli acquirenti che, nel caso di auto diesel, si sono trovati addirittura a dover versare 15 milioni di tasse arretrate non pagate dai precedenti proprietari o per errori del Pra».

Per Carlo Pileri, presidente dell’associazione di tutela dei consumatori Adoc «l’aumento della benzina per compensare le minori entrate dello Stato sarebbe accettabile solo se contenuto entro le 50 lire al litro». Allo stesso tempo, sostiene Pileri, andrebbe rivisto l’intero meccanismo di tassazione attuale dei carburanti, in particolare eliminando l’Iva sulle accise, in pratica una «tassa sulla tassa».
ROMA – Il progetto di abolire il bollo auto, aumentando in compenso il prezzo della benzina – così com’è stato inserito nel Piano generale dei trasporti – piace alle associazioni dei consumatori e a quelle di categoria. Ma a determinate condizioni. Lo spostamento del prelievo fiscale deve essere inserito in un disegno di riorganizzazione del settore dei trasporti e deve diventare una forma di penalizzazione nei confronti degli autotrasportatori e di tutti coloro che, per lavoro, sono obbligati ad utilizzare molto l’automobile.

Un’osservazione, quest’ultima, avanzata soprattutto dalla Conftrasporto. «Se nel Piano generale dei trasporti ci si riferisce solo all’aumento della benzina – dichiara il segretario generale, Paolo Uggé – la proposta è ragionevole poiché semplifica la situazione e riduce le sacche di evasione. Ma se negli aumenti è inserito anche il gasolio da autotrazione, allora la novità si trasforma in una punizione nei confronti di una categoria: in Italia il gasolio costa già 222 lire in più al litro rispetto agli altri Paesi europei. Se così sarà, faremo una battaglia all’ultimo sangue». A suo avviso, non si possono prendere decisioni autonome sui trasporti, ma vanno inserite in un contesto europeo, per evitare di infierire con nuovi costi sulle imprese italiane rispetto ai concorrenti stranieri. «Il Piano generale dei trasporti – allarga la protesta Paolo Uggé – prevedeva inizialmente 95 miliardi di investimenti per infrastrutture ferroviarie e 77 mila per quelle stradali. Poi le cifre sono diventate rispettivamente 120 mila e 60 mila a causa dei Verdi che, in questo modo, continueranno a ricattare il Governo. Ma l’Italia ha bisogno di migliorare tutte le infrastrutture, non solo quelle ferroviarie. Se non si costruiscono più opere, si ferma l’economia del Paese».

Per quanto riguarda le associazioni in tutela dei consumatori, Vittorio Amedeo Martinelli, rappresentante legale del Codacons, «in linea di massima» è favorevole all’abolizione del bollo auto, sempre che «il progetto si inserisca in un disegno più complessivo di revisione del settore trasporti». «Non dimentichiamoci che l’uso del mezzo privato non è un lusso, ma molto spesso è una necessità in assenza di mezzi pubblici efficienti – dice -. Cambiando le regole, diventa tanto più importante l’apertura alla concorrenza nel mercato petrolifero, vale a dire l’accesso della grande distribuzione alla vendita anche sotto costo, come già avviene nei supermercati francesi, dove i distributori vendono la benzina due, trecento lire in meno del prezzo di mercato. Occorre inoltre incrementare l’uso dell’economico Gpl». Per il legale del Codacons nel mercato di auto usate l’abolizione del bollo eviterebbe inoltre brutte sorprese agli acquirenti che, nel caso di auto diesel, si sono trovati addirittura a dover versare 15 milioni di tasse arretrate non pagate dai precedenti proprietari o per errori del Pra».

Per Carlo Pileri, presidente dell’associazione di tutela dei consumatori Adoc «l’aumento della benzina per compensare le minori entrate dello Stato sarebbe accettabile solo se contenuto entro le 50 lire al litro». Allo stesso tempo, sostiene Pileri, andrebbe rivisto l’intero meccanismo di tassazione attuale dei carburanti, in particolare eliminando l’Iva sulle accise, in pratica una «tassa sulla tassa».

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