SERENITÀ VIOLATA
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fonte:
- Il Giorno
OGGI si usa dire che non ci meravigliamo più di nulla, assuefatti come siamo all’ esagerazione, al cruento, alla violenza diffusa con ogni tipo di dispositivo tecnologico possibile. Ma grazie al Cielo sappiamo ancora inorridirci. E infuriarci. Una delle notizie del giorno è – ancora una volta – quella di una donna arrestata con l’ accusa di aver maltrattato i bambini di cui avrebbe dovuto prendersi cura nel suo ‘nido’ in casa, a Siena. Cose già successe tante, troppe volte, dal Nord al Sud. Genitori ignari di quell’ incubo domiciliare affidavano a questa signora di 52 anni i loro piccini con la convinzione, la certezza, che all’ asilo sarebbero stati al sicuro. Non potevano immaginare che invece, dietro quelle pareti, secondo i carabinieri si materializzava un copione fatto di strattonamenti e di percosse, di alimentazione forzata, di crudeltà. Una bimba sarebbe stata perfino chiusa fuori dal terrazzo sul passeggino, al freddo. Il tutto per la non modica cifra di 600 euro al mese. FOTO e video che gli investigatori definiscono «artefatti» mostravano i bambini serenamente impegnati nel gioco. Erano le immagini che la maestra mandava ai papà e alle mamme per rassicurarli sulla permanenza dei bimbi all’ asilo. I filmati registrati dalle telecamere piazzate dai carabinieri, però, raccontano cose differenti. Una storia che fa inorridire, dicevamo. Ma che ci fa anche infuriare di fronte alla colossale falla di un sistema che ha consentito il rilascio delle autorizzazioni per aprire e gestire questo ‘nido domiciliare’. Il Codacons e tutti noi ci chiediamo come sia stato possibile arrivare a commettere un errore così grave. Che tipo di controlli, verifiche preventive, indagini devono essere fatte e vengono fatte davvero per concedere il via libera a un’ attività così delicata? Chi deve valutare? Chi e come deve analizzare i titoli? Come e che cosa deve essere fatto? O meglio, in questo caso, chi non ha fatto cosa? Tutti noi vogliamo che i bambini siano davvero al sicuro, in un asilo. Senza bisogno di dover ricorrere sempre a maledette (o benedette) telecamere a circuito chiuso. Perché non è vero che la vita è un film. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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