28 Marzo 2018

Sentenza «Chernobyl», la lunga attesa è finita ma è già lite

È attesa per oggi la sentenza di primo grado in merito al processo Chernobyl. Dopo un’ attesa lunga, tra indagini e processo, di circa 14 anni, il cambio di Tribunale e una infinita serie di rinvii e lungaggini, questa mattina il giudice emetterà la sentenza per le 38 persone coinvolte (una poi deceduta) e accusate di delitti ambientali inerenti al traffico illecito di rifiuti speciali, il danneggiamento aggravato, gestione illecita di rifiuti inquinanti dispersi nell’ ambiente, falsi e truffa aggrava ai danni dello stato e infine disastro ambientale. E proprio questo capo d’ accusa è l’ unico ancora in piedi, considerato che gli altri, senza neanche passare per il primo grado di giudizio, sono terminati in prescrizione. Pontecagnano, Montecorvino Rovella, Teggiano, San Pietro al Tanagro, San Rufo e Sant’ Arsenio sono tra i comuni interessati nel Salernitano. L’ indagine partì da Santa Maria Capua Vetere per poi essere trasferita a Salerno. Coinvolti, diversi imprenditori campani, alcuni del Vallo di Diano e Cilento, con l’ accusa di sversamento illecito di rifiuti speciali in terreni di uso agricolo. Circa un mese fa il pubblico ministero Russo ha chiesto la prescrizione di tutti i reati e l’ assoluzione dall’ accusa di disastro ambientale. Secondo il pm in quanto il fatto non sussisterebbe, per insufficienza di prove. Ed è qui che nasce un paradosso, a distanza di tanti anni, evidenziato dal Codacons Vallo di Diano e da alcuni avvocati di parte civile per il Comune di Sala Consilina e della Comunità montana, Antonello Rivellese e Nicola Senatore. Il pubblico ministero, infatti, ha chiesto al Tribunale di fare pressioni sui Comuni interessati dagli sversamenti di effettuare ulteriori accertamenti sui terreni interessati dagli sversamenti. Mancherebbe, infatti, «un’ attendibile perizia da parte di soggetti titolati e qualificati, che attesta la sussistenza del reato di inquinamento ambientale». Questo ha fatto lanciare l’ appello ai Comuni coinvolti di effettuare le opportune verifiche tecniche sui terreni sequestrati, per avviare un percorso di bonifica per la pubblica incolumità. Il rinvio Il legale rappresentante di Codacons Vallo di Diano e Legambiente Campania, durante l’ udienza ha insistito affinché il Tribunale prendesse in considerazione la perizia tecnica effettuata sui terreni sequestrati. «Siamo estremamente preoccupati, perché fino ad ora il procedimento giudiziario non ha assolutamente stemperato dubbi e incertezze sull’ inquinamento ambientale causato dalla vicenda Chernobyl»: è il turbamento del presidente della Comunità Montana Vallo di Diano Raffaele Accetta. Le «gravi carenze probatorie» e lo «scarso quadro probatorio» agli atti del processo Chernobyl hanno spinto il pm Russo a chiedere l’ assoluzione di tutti gli imputati dal reato di disastro ambientale. «Ci troviamo di fronte a delle clamorose mancanze della Procura ha tuonato l’ avvocato Antonello Rivellese , il Tribunale prima di prendere una decisione deve disporre una perizia di ufficio su tutti i terreni interessati. Deve effettuare dei carotaggi per dirci se i terreni sono inquinati o meno». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
pasquale sorrentino

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