19 Luglio 2013

Senato solidale con Kyenge In rete nuovi insulti leghisti

Senato solidale con Kyenge In rete nuovi insulti leghisti

 

Gli insulti alla prima ministra nera della storia della Repubblica non si fermano, si sfogano su Facebook quando non nei consigli comunali. Ieri però nell’ aula del Senato, di cui il leghista Calderoli resta comunque vicepresidente, è stata approvata la mozione di solidarietà per l’ attività del ministro per l’ Integrazione, proposta dal Pd e firmata dai 260 senatori di tutti gli altri gruppi. Tranne quelli della Lega, che nel voto finale si è astenuta. I sì infatti sono stati 224, gli astenuti 14. E quando Cécile Kyenge ha rigraziato l’ aula, citando Nelson Mandela, è stata accolta da una standing ovation da tutti i banchi dei senatori. Con la mozione si esprime al «ministro Kyenge la piena solidarietà del Senato della Repubblica nonché l’ apprezzamento per l’ attività che sta svolgendo». E si assicura «il proprio sostegno alle iniziative» che la ministra «è chiamata ad intraprendere in relazione alle funzioni delegate dal Presidente del Consiglio dei ministri, finalizzate a contrastare ogni forma e causa di discriminazione». Ecco, prima del voto Kyenge ha preso la parola, piuttosto emozionata: «Non è facile per me essere qui oggi, ma ho scelto comunque di esserci proprio per testimoniare l’ importanza di questo atto simbolico», e proprio la mozione «per me è un atto simbolico molto forte: quello di poter riconoscere finalmente un ruolo, di poter rafforzare un’ intera cittadinanza e, innanzitutto, le istituzioni». Un altro segnale simbolico, ha proseguito la ministra, si vede nel fatto che «la discussione di questa mozione avviene in una giornata particolare: quella del compleanno di Nelson Mandela, colui che si è battuto tanto nella lotta al razzismo». A quel punto tutta l’ assemblea si alza in piedi e applaude a lungo, anche in onore del leader sudafricano che ha compiuto 95 anni e che sembra si sia ripreso. Cécile Kyenge ha ringraziato tutti, chi ha firmato echino, colpita dall’ aver ricevuto per la prima volta una «solidarietà trasversale, che non ha colore, non ha appartenenza partitica, non ha appartenenza politica. È semplicemente una lotta per i diritti umani e per una nuova convivenza». Così come ha sempre pensato che «nella violenza non c’ è colore, è violenza e basta». E lei, che ancora ritiene che l’ Italia «non sia un Paese razzista», è costretta però a subire ancora insulti e umiliazioni da chi dovrebbe rappresentare le istituzioni. Ieri mattina sulla bacheca Facebook dell’ assessore bresciano della Lega, Agostino Pedralie è comparsa un’ immagine terribile con una foto di Cécile Kyenge accostata a quella di una scimmia e il titolo: «Separate alla nascita». E un commento: «Dite quello che volete ma non assomiglia ad un orango, dai guardate bene». Questo sarebbe l’ assessore ai Servizi sociali del Comune di Coccaglio, in provincia di Brescia. Subito la foto è stata pubblicata sui media locali, ed è scoppiata la polemica. Al che l’ assessore ha cercato di metterci «una pezza», come si dice a Roma, cercando di nascondere il razzismo dalle sue esternazioni. Non ci è riuscito, il Pd lombardo ha chiesto al sindaco di Coccaglio di revocare «immediatamente le deleghe all’ assessore Pedrali» e si fa notare l’ avallo di Maroni verso le manifestazioni razziste nel suo partito. Il voto in Senato quindi è stato ancora più significativo, un voto in solidarietà a Kyenge come persona, ma anche come titolare dell’ Integrazione, dichiara Anna Finocchiaro del Pd, «un ministero di cui c’ è tanto più bisogno in un momento di crisi come questo, nel quale prevale l’ egoismo, si frantumano i sentimenti di solidarietà e comunione e in cui risorge il fantasma del capro espiatorio». Ma la Lega non ha voluto votare la mozione (anzi il senatore Bitonci si diverte sempre su Facebook a dire che «c’ erano posti vuoti nei banchi del Pd»). A spezzare il clima bipartisan a Palazzo Madama ci pensa Maurizio Gasparri, che condannale «gravissime parole» di Calderoli, lo assolve per essersi pentito con «sincerità» ma subito affila le armi: «No al razzismo ma no allo ius soli». L’ ex capogruppo Pdl darà battaglia in Parlamento perché, spiega, «altrimenti avremmo una forma di razzismo ai danni di chi non condivide molte idee sbagliate espresse anche dalla Kyenge». E Fabrizio Cicchitto del Pdl ha derubricato le ingiurie vergognose di Calderoli (stigmatizzate anche dal presidente Napolitano) come semplici «fesserie». Calderoli comunque è indagato per diffamazione aggravata dalla discriminazione razziale dalla Procura di Bergamo ma in seguito a un esposto del Codacons, precisa il procuratore capo Francesco Dettori.

 

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