5 Giugno 2013

Sempre sigarette sono: le elettroniche saranno vietate

Sempre sigarette sono: le elettroniche saranno vietate

 

L’ Italia, sulla regolamentazione delle sigarette elettroniche, ha deciso di seguire il modello francese. È il parere che il Consiglio superiore di sanità (Css) ha trasmesso al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, stabilendo che dovranno essere vietate nei luoghi pubblici. Bar, ristoranti, uffici di lavoro, scuole. Il divieto che colpisce il tabacco colpirà dunque anche le sigarette elettroniche, e saranno inoltre necessarie precauzioni per l’ utilizzo fra i giovani e le categorie a rischio come, ad esempio, le donne in gravidanza. Secondo gli esperti del Css fumare la sigaretta elettronica è pur sempre fumare. Per questo, in un parere non vincolante, spiegano che è necessario applicare le stesse misure adottate per il tabacco. Così come aveva deciso al Francia pochi giorni fa, per scelta del ministro francese della Sanità, Marisol Touraine, dopo la diffusione di uno studio di Bertrand Dautzenberg, professore di Pneumologia dell’ Università Pierre et Marie Curie di Parigi. «È vero che la sigaretta elettronica può aiutare a smettere di fumare», ma secondo l’ esperto, «non è sana al 100% e il suo libero uso potrebbe incitare al consumo». «Questo ha solo rafforzato opinioni già consolidate tra gli esperti italiani», ha detto ieri all’ Agi il professor Silvio Garattini, direttore dell’ Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Neri, che si dice «assolutamente d’ accordo» con il divieto firmato dal ministro francese della Sanità, «perché non ci sono dati controllati con test scientifici adeguati che permettano di stabilire se la sigaretta elettronica sia in grado, in quale misura e per quanto tempo, di disintossicare dall’ abuso del tabacco». In Italia la sigaretta elettronica è un’ abitudine ormai per 500 mila persone, e prima di una ulteriore diffusione è sacrosanto capire di quali rischia vi siano connessi, per fumatori attivi e passivi: questo ragionamento ha mosso il Css: ancora non si sa con certezza quanta nicotina viene aspirata. Ci sono poi modelli che rilasciano nicotina e altri che impiegano sostanze chimiche che producono la sensazione di aspirare vaniglia, fragola o cioccolata e non ci sono studi che attestino la sicurezza di questi composti, e gli eventuali danni a lungo termine. Poi c’ è anche un dato culturale: molti giovani inizino a fumare proprio con le sigarette elettroniche, «come se fosse un accessorio di tendenza, rischiando di diventare dipendenti dal tabacco senza aver di fatto mai fumato una sigaretta autentica», ha osservato ancora il farmacologo Garattini. «Discutere di regole sulle e-cigs è giusto, soprattutto se si parla con chi questo settore lo ha sviluppato in ricerca e tecnologia. Copiare un modello estero di regolamentazione, che non si basa su alcun dato scientifico, è un ingiustificabile e superficiale atteggiamento da gregge. Sarebbe come dire: combattiamo la criminalità introducendo la pena di morte solo perché è già regolamentata in alcuni Stati americani», questo è il commento (e l’ avventato paragone) dell’ azienda Ovale, la principale del settore sigarette elettroniche in Italia e in Europa, e chiaramente colpita “duro” dal provvedimento. Mentre di tenore opposto sono le reazioni del Codacons, l’ associazione dei consumatori. «Sono state accolte in pieno le nostre richieste – afferma il presidente Codacons, Carlo Rienzi – in attesa di conoscere meglio i rischi di queste sigarette. Ora non servono altri passaggi: basterà applicare le norme vigenti, compresala Legge Sirchia, anche alle sigarette elettroniche, così da far valere il divieto nei luoghi pubblici». Poi, toccherà ai controlli e alle multe.

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