31 Ottobre 2004

Sempre meno banche e sempre più bancomat




Sempre meno banche e sempre più bancomat e pos per i risparmiatori italiani, che devono comunque fare i conti con i continui rincari per uno sportello sempre più virtuale. Il tutto mentre il caso Parmalat ha rallentato di molto la concessione dei prestiti.
Il processo di riorganizzazione del credito in soli otto anni mostra dati sorprendentemente significativi del mutamento, apparentemente lento, del costume e del modo di spendere degli italiani. Che hanno a disposizione il 18,8\% in meno di istituti di credito (erano 970 nel 1995 e 788 nel 2003), ma il 30\% di sportelli bancari in più: 23.440 nove anni fa, 30.502 alla fine dello scorso anno. In netta ascesa anche la distribuzione sul territorio di Atm, i bancomat. Tra questi, diminuiscono quelli che distribuiscono esclusivamente contante (da oltre 10 mila a poco più di 9.600) mentre salgono quelli multifunzionali (da appena 7.969 nel 1995 a quasi 20 mila nel 2003). Complessivamente gli sportelli automatici sfiorano le 30 mila unità. La fotografia del sistema dei pagamenti in Italia è stata scattata dall`ultima rilevazione di Bankitalia diffusa con l`ultimo supplemento al bollettino statistico. Dallo studio emerge che è schizzato nello stesso periodo temporale il numero dei negozi dove poter utilizzare il bancomat. Erano meno di 155 mila nel `95 mentre sono arrivati a sfiorare la cifra di 900 mila lo scorso anno, mettendo a segno un rialzo record del 480\%. Alla fine del 2003 le transazioni italiane avvenute tramite pos sono state circa 224,4 milioni per un controvalore che supera complessivamente i 14,5 miliardi di euro. Ormai questo tipo di strumento di pagamento supera per frequenza quello utilizzato tramite assegni circolari (31,6 milioni) e assegni bancari (150,4 milioni), anche se per queste ultime due modalità di intermediazione ovviamente i flussi restano notevolmente superiori: 300 miliardi di euro sono generati tramite gli assegni bancari, 123 attraverso quelli circolari, quasi 2 mila miliardi sono invece i flussi garantiti utilizzando i bonifici. Il bancomat resta infine lo strumento privilegiato per i prelievi di contante di piccola entità.

Boom anche delle operazioni on line. In tre anni il numero di clienti bancari che utilizza servizi di home e corporate banking è salito del 62\% superando gli 11 milioni. Le famiglie che utilizzavano i servizi informatici nel 2001 erano poco più di un milione e 280 mila, nel 2003 erano salite a oltre 2,315 milioni. La minore diffidenza nei confronti delle tecnologie è testimoniata anche dalla crescita costante delle carte di pagamento. Ormai complessivamente sono 12,5 milioni, di cui 11,7 milioni personali e 853 mila aziendali.

Ancore polemiche sul fronte dei costi. «Patti chiari? Amicizia non lunga, perché le commissioni sono salatissime, le tariffe in aumento nonostante l`invito del Governatore Antonio Fazio e si tenta di insabbiare l`obbligo del prospetto informativo». Le associazioni dei consumatori ironizzano sull`operazione trasparenza lanciata nelle banche italiane dall`Abi per puntare ancora una volta il dito contro il caro-sportello e la scarsa trasparenza del sistema creditizio. Secondo Adusbef, Codacons e Federconsumatori infatti «non bastano iniziative propagandistiche di questo tipo a sanare i danni e gli errori commessi dal sistema bancario». All`associazione bancaria che annuncia l`avvio di un bollino per gli istituti (il marchio `Patti chiari` appunto) che verrà apposto nei 15.000 sportelli di 42 banche, le associazioni dei consumatori rispondono che l`organismo di rappresentanza delle banche dovrebbe ordinare «agli istituti di credito di abbassare le tariffe aumentate negli ultimi giorni nonostante gli appelli del Governatore Fazio».

Procedure più lunghe per i prestiti, ma poche decisioni di rinviare emissioni obbligazionarie, oltre a maggiori controlli da parte di Bankitalia e Consob. Le imprese italiane descrivono così il dopo-Parmalat, in un sondaggio realizzato dal Crea dell`Università Bocconi: «Per le società non quotate e per le small caps (società a piccola e media capitalizzazione, ndr) – si legge nello studio – le procedure si sono allungate, in media di tre mesi, in un terzo dei casi. E per ben il 32\% degli intervistati il ritardo è superiore ai tre mesi».

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