12 Ottobre 2004

SCUOLA: LICEO BANDISCE PANTALONI OSE`,ESPERTI INSORGONO

SCUOLA: LICEO BANDISCE PANTALONI OSE`,ESPERTI INSORGONO
PRESIDE ABRUZZO VIETA `SEDERE SCOPERTO`;DON MAZZI,FALSO PROBLEMA








(di Fausto Gasparroni) (ANSA) – AVEZZANO (L`AQUILA), 11 OTT – Basta con i dilaganti pantaloni a vita bassa. Smettiamola con ombelichi in vista e fondoschiena al vento. Per il professor Angelo Bernardini, preside del Liceo scientifico “Vitruvio“ di Avezzano, quella di un abbigliamento più morigerato da parte degli studenti è una questione non certo secondaria della vita scolastica: tanto da prendere carta e penna e, con una circolare dal significativo titolo “dal burqa al `sedere scoperto“`, sollecitare gli alunni a evitare un look “oltre i limiti della decenza“. Tra l`altro, nel mescolare – non senza ironia – metodologie didattiche con dettati della moda, il dirigente scolastico forse non pensava di suscitare un tale vespaio di reazioni: se al “Vitruvio“, infatti, per ora l`atteggiamento di studenti e insegnanti è parso accomodante, da parte di esperti e osservatori sono state molte le voci critiche, che hanno invitato a occuparsi piuttosto dei veri problemi della scuola. Per il preside Bernardini, però, di questi ultimi fa parte anche l`abbigliamento, poiché – come scrive nella circolare – “le `estrosita“ e le `anomalie` possono creare distrazione e vanificare così il lavoro degli insegnanti“. “Non è il caso di richiamare l`uso del grembiule uguale per tutti – ammette – che pure risolveva un problema `democratico` di uguaglianza ed evitava l`ostentazione e lo sfoggio di capi di vestiario firmati e costosi“. Tuttavia, “alcuni modi di vestire rischiano di superare i limiti del buon gusto e creano disturbo ed imbarazzo nell`ambito della vita comunitaria: mi riferisco – spiega Bernardini – ai pantaloni a vita bassa che lasciano scoperte parti del corpo che, per la buona educazione, nella particolare situazione della vita scolastica, è bene che siano coperte“. Il dirigente azzarda che “come è stato ritenuto eccessivo per la nostra civiltà e sensibilità, e non rispettoso degli altri, coprire con il burqa il proprio volto, così deve ritenersi oltre il limite della decenza indossare pantaloni che, quando ci si mette seduti, lasciano il sedere scoperto“. La conclusione è che “a scuola occorre dare una dimostrazione di buona educazione e di buon gusto, perché non si debba assistere a scene da `Ultimo tango a Zagarolo` come accaduto a un ragazzo durante una gita che ha perso i pantaloni troppo lenti“. Per il momento, il contenuto della circolare non ha destato particolari dissensi tra gli studenti del “Vitruvio“, dove peraltro oggi non erano molte le ragazze con un abbigliamento provocante. “A scuola si deve andare vestiti in un certo modo – sostiene una studentessa – anche se un filo di pancia scoperta non è certo un dramma“. Dubbi su chi possa risultare “distratto“ sono stati espressi scherzosamente da un insegnante: “Non ho capito bene se la distrazione riguarda gli alunni oppure anche noi“. E lo stesso preside ha voluto in qualche modo sdrammatizzare, negando volontà impositive. “La maggior parte degli alunni – ha rilevato – prende questa moda con molta naturalezza. Però mi è risultato che in alcuni casi siano stati fatti dei commenti alquanto boccacceschi provocati, ovviamente, dai limiti superati“. Ad insorgere sono stati piuttosto esperti e associazioni, per i quali il diktat di Bernardini sbaglia completamente bersaglio: come il Codacons (“i presidi farebbero meglio a preoccuparsi della fatiscenza degli istituti scolastici“, dice il presidente Carlo Rienzi); l`Osservatorio sui minori (“che il peggior sistema scolastico esistente si occupi del vestiario è roba dell`altro mondo“, è l`opinione di Antonio Marziale) e l`Associazione dei sociologi (“sempre i ragazzi hanno seguito la moda e questa non è una colpa“). Anche per la responsabile dell`Udi, Pina Nuzzo, i ragazzi esprimono solo il loro “bisogno di esistere“, mentre per il Coordinamento dei genitori democratici “la circolare è un intervento autoritario, che dimostra mancanza di dialogo tra docenti e studenti“. Secondo don Antonio Mazzi, quello dei pantaloni a vita bassa é “un falso problema“. “I giovani – dichiara – non hanno bisogno di aut-aut né di ordini perentori, ma di esempi e modelli di riferimento“. Tra le voci a favore, invece, quella del Moige Abruzzo, secondo cui “la scuola non deve essere in nessun caso luogo di eccessi“. Diviso, infine, il mondo della moda, anche se un colosso come la Levìs sta tentando di sconfiggere la mania dei jeans portati sotto il sedere, con ampia esibizione di mutande, lanciando nei negozi una nuova linea a vita alta. E se la stilista Mariella Burani, ad esempio, recentemente si è schierata contro gli ombelichi scoperti, per il duo Dolce & Gabbana i jeans a vita bassa, anzi strappati ad arte su gambe e natiche, sono ormai un must irrinunciabile.(ANSA).

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