Scontro sui prezzi fra consumatori e Istat
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fonte:
- La Stampa
Scontro sui prezzi fra consumatori e Istat
Le associazioni: «L´Istituto nasconde 300 voci del paniere»
L´accusa delle associazioni dei consumatori è grave: «Le rilevazioni dei prezzi dell´Istat non sono attendibili, le metodologie di calcolo non solo non riescono a rispecchiare la realtà come dovrebbero ma sono anche poco trasparenti». Secondo Federconsumatori, Altroconsumo, Adoc, Codacons, Adusbef che oggi hanno organizzato il primo sciopero degli acquisti, il tasso di inflazione reale è molto più elevato di quanto non dicano le cifre ufficiali. Un sospetto di lunga data per associazioni e un folto gruppo di studiosi di statistica ma che in questi ultimi mesi, dopo l´introduzione dell´euro, è ritornato di stretta attualità. L´inflazione Istat naviga attorno al 2% ma, secondo Altroconsumo, ci sono state punte anche del 30%. Da gennaio nel libro nero sono finiti i servizi, il cinema, i mezzi pubblici, i bar, i ristoranti e le lavanderie più cari fino al 10%, ma anche i generi alimentari come il latte, la pasta e il parmigiano, che hanno «ritoccato» al di sopra dell´8%. La «guerra dei prezzi» è finita anche in tribunale. I consumatori chiedono la massima trasparenza, vogliono sapere per filo e per segno la composizione dell´intero paniere dei beni e il peso delle singole voci. Non è una questione da poco. E´ bene infatti ricordare che il tasso d´inflazione fa da parametro per il calcolo dei nuovi salari, delle pensioni. E´ uno dei pilastri del Patto di stabilità europeo e, non da ultimo, è uno degli indici per capire l`efficacia delle politiche economiche di qualsiasi governo.
L´elenco completo non è ancora stato reso pubblico nonostante un ricorso al Tar del Lazio. Su 930 prodotti del campione se ne conoscono solo 577. L´Istat ha presentato una memoria difensiva il cui succo è «l´elenco resta doverosamente incompleto perché la sua rivelazione inficerebbe i valori di calcolo essendo incontestabile che la conoscenza dei singoli prodotti potrebbe determinare un´alterazione dei prezzi a danno degli stessi consumatori». Si tratta, per quanto è dato sapere, di componenti di beni più complessi. Per fare un esempio, si rileva il prezzo dell´automobile ma non quello della batteria o dei fanali. Le associazioni dei consumatori, in ogni caso, contestano anche le voci note. E ieri hanno fatto alcune rilevazioni puntuali. «Dal paniere sono stati tolti beni i cui prezzi continuano ad aumentare: i rasoi elettrici, il taglio dei capelli da uomo, il cognac». Mentre sono stati inseriti altri articoli «che valgono sempre meno: gli occhiali da sole, le lampadine, dove il mercato è molto concorrenziale, o i certificati anagrafici, oggi a costi ridotti grazie alla scomparsa di molti bolli e all`autocertificazione». Vengono rilevati i biglietti dei treni a breve percorrenza ma non quelli dell´Eurostar. Lo scatto telefonico resta di 127 lire anche se la durata è inferiore. Non sono inseriti né l´Ici, né il bollo auto, né gli snack al cioccolato più noti. E l´elenco potrebbe continuare a lungo. C´è poi la questione dell`incidenza di ogni bene sui consumi totali. Secondo i calcoli di Altroconsumo: «Una voce importante come l`Rc auto ha un peso pari a quello del canone tv: circa 100 euro per famiglia, quando per assicurare moto e auto si spende fino a sette volte di più». Le associazioni dei consumatori allora propongono di rivedere dall´inizio alla fine il sistema di calcolo. Prima di tutto chiedono di mandare propri rappresentanti. Poi spingono per aumentare il numero dei beni e soprattutto rifiutano l´idea dell´indice unico. «Bisogna invece – rilevano – identificare una serie di panieri a seconda delle classi di beni (alimentazione, tariffe e servizi, tempo libero, sanità, beni di lunga durata, banche e assicurazioni) e soprattutto di consumatori».
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