Scontro Codacons-Ater sugli sfratti a famiglie in difficoltà
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fonte:
- Messaggero Veneto
chiarla: «una situazione che si protrae da anni». toso: «passano almeno dodici mesi prima di cominciare l’ iter»
di Giulia Zanello Codacons contro Ater, per denunciare lo sfratto di molte famiglie friulane in difficoltà che occupano gli alloggi popolari ma non riescono a pagare gli affitti. Ieri mattina un gruppo di volontari dell’ associazione, guidati dal vicepresidente regionale Codacons Pierluigi Chiarla, hanno manifestato con striscioni e cartelli davanti alla sede dell’ Azienda territoriale per l’ edilizia residenziale di via Sacile denunciando una situazione «che si protrae ormai da anni nel totale silenzio e disinteresse delle istituzioni». Secondo Chiarla, che spiega come alla base degli sfratti vi sia il mancato versamento delle somme dei canoni mensili anche «a causa dei ritardi con i quali la Regione eroga i contributi alle famiglie», sono troppe le situazioni di fragilità di fronte alle quali molti friulani, ritrovandosi senza più un tetto, non trovano aiuto nelle istituzioni. Lo stesso vicepresidente dell’ associazione denuncia poi la mancanza di comunicazione tra Ater, enti pubblici e servizi sociali, in considerazione dell’ aumento di casi di disagio. «Ci occupiamo di alcune situazioni in collaborazione con i servizi sociali e direttamente con Ater – spiega Chiarla -, e in quelle più critiche arriviamo al punto di raccogliere denaro che andrà a coprire le somme degli affitti insoluti, mentre dei contributi che servono a sanare i debiti, Ater, come prima operazione, trattiene le spese legali intraprese contro gli insolventi e su questo aspetto chiediamo il controllo della Corte dei conti».L’ ultimo – ennesimo – caso risale solo a qualche giorno fa, riferisce Chiarla, in cui «una persona in attesa del riconoscimento di invalidità mentale, per il quale i tempi sono lunghissimi, dopo 28 anni in cui vive in un alloggio popolare rischia da fine gennaio lo sfratto se non sarà versata la somma degli affitti arretrati, comprensiva anche delle spese legali».Protesta che l’ Ater contesta. Prima di tutto perchè in Fvg chi è in difficoltà può pagare una sola mensilità in un anno per evitare lo sfratto e poi perchè «il nostro compito termina quando riusciamo a garantire un canone adeguato alle difficoltà della persona e siamo in continuo contatto e collaborazione con i servizi sociali che, nel caso, se ne interessano – sottolinea il direttore generale Riccardo Toso -, ma a ognuno spetta la propria parte». Evidenziando come le situazioni più delicate sono comunque portate a conoscenza di Comune e servizi sociali, lo stesso direttore generale rimarca che «l’ iter per uno sfratto non è poi così rapido: da quando si certifica una situazione di morosità e vengono inviati i primi avvertimenti a quando si arriva al momento vero e proprio dello sfratto non passano mesi, ma almeno un anno. Cerchiamo tutti i modi di aiutare le persone – conclude Toso – ma mi sembra corretto pretendere anche il rispetto dei pagamenti».
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