5 Giugno 2020

Scontrini maggiorati, 536 euro a famiglia

il conto salato di distanziamento e sanificazione lo pagano i consumatori. le associazioni: rincari ovunque. la replica: non speculiamo
di Veronica Passeri ROMA Il prezzo di caffè e cappuccino ritoccato al rialzo, la tassa Covid, indicata nello scontrino, sulla piega dal parrucchiere, perfino un ‘costo di sanificazione’ (obbligatoria) per la riparazione dell’ auto o il tagliando in officina. Non accade ovunque e non si deve generalizzare ma, usciti dal lockdown, alle associazioni dei consumatori sono giunte decine di segnalazioni su un rincaro dei prezzi da post emergenza sanitaria. Tassa Covid, costo di sanificazione o rincaro listini che sia quello che è certo è che alla fine dell’ anno tutto questo potrebbe pesare in modo considerevole sulle tasche delle famiglie italiane: il Codacons ha stimato una media di 536 euro in più a famiglia. A subire i maggiori rincari, sempre secondo l’ associazione dei consumatori, ci sarebbero i settori dell’ alimentare (166 euro l’ anno in più), della ristorazione (124 euro) e ancora, abbigliamento e calzature (85,5 euro) e parrucchieri (30,5 euro). Gli esercenti, però, con la Fipe, respingono al mittente qualsiasi «attacco indiscriminato» all’ intero comparto. Intanto sugli scontrini di alcuni esercizi commerciali è comparsa la cosiddetta tassa Covid che il Codacons ha stimato «dai due a quattro euro dei parrucchieri ai dieci euro dei centri estetici fino ad arrivare ai quaranta delle autofficine». In queste prime settimane di ripartenza i consumatori hanno segnalato diversi aumenti, dal prezzo della tazzina di caffè arrivato, in alcuni bar di Milano, fino a 2 euro (a Firenze 1,70 euro e a Roma 1,50) ai rincari in centri estetici e parrucchieri. «Con la riapertura degli esercizi e delle attività e con la ripresa degli spostamenti tra regioni i consumatori si sono ritrovati a far fronte ad incrementi di prezzi e tariffe in tutti i settori, dal bar al parrucchiere, passando per centri estetici, officine, alimentari, autolavaggi e dentisti, sembra non esserci settore che non abbia ceduto alla tentazione di scaricare sui clienti i maggiori costi legati al Covid», spiega Carlo Rienzi presidente del Codacons. Secondo Rienzi «proprio il generalizzato aumento dei listini nelle prossime settimane potrebbe determinare una stangata per le tasche dei consumatori che, considerati i rincari legati al Covid nei vari settori, potrebbe determinare una maggiore spesa su base annua fino a più 536 euro a famiglia». Ma Aldo Cursano, vice presidente vicario della Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi, non ci sta e parla di «polverone ingiustificato sull’ aumento dei prezzi». Insomma: «Prima untori, ora speculatori. Non possiamo accettare di essere trattati così», dice, quando «l’ unica priorità è riportare le persone nei locali garantendo loro il massimo della sicurezza e della convenienza». I rincari? «In Italia siamo 300mila imprese, quindi può darsi che qualcuno abbia applicato questa tassa Covid, ma credo che non sarà premiato da questa scelta» ma, comunque, secondo la Fipe è scorretto parlare di speculazione per «pochi casi sparsi qua e là per la penisola». C’ è da dire che per gli esercenti i costi della propria attività sono aumentati e i ricavi enormemente diminuiti. A conti fatti nella prima settimana di riapertura dopo il lockdown il settore ha visto quasi il 70% di incassi in meno rispetto allo stesso periodo dell’ anno scorso. Ma rincari sono stati registrati anche durante l’ emergenza sanitaria e l’ Unione nazionale consumatori ha stilato una classifica di «vere e proprie speculazioni dei prezzi». Al primo posto gli e-book: il costo del download è aumentato in soli 3 mesi del 30,4%. Poi la frutta fresca che ha fatto segnare un più 12,8% e poi una percentuale simile per pc portatili e fissi, palmari e tablet mentre monitor e stampanti hanno registrato un aumento dell’ 11,3%. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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