14 Marzo 2012

Scioperi selvaggi dei taxi, l’authority apre un’inchiesta

Scioperi selvaggi dei taxi, l’authority apre un’inchiesta

Carlo Mercuri Roma. I blocchi selvaggi dei taxi in diverse città d’ Italia, nella settimana tra il 12 e il 19 gennaio, con disagi enormi per migliaia di utenti del servizio pubblico, sono finiti ufficialmente nel mirino dell’ Autorità di garanzia sugli scioperi. La Commissione ha infatti deciso di aprire un procedimento di valutazione nei confronti delle principali associazioni di categoria dei taxi. La decisione si basa su elementi istruttori forniti da Prefetture e Associazioni degli utenti. L’ Autorità potrebbe comminare sanzioni che vanno da un minimo di 2.500 euro a un massimo di 25.000 euro. I disordini. Sotto osservazione, dunque, i blocchi delle auto bianche che l’ Autorità ebbe già a definire «illegittimi». Le proteste, ricordiamolo, si accesero in seguito alle liberalizzazioni che il governo Monti aveva appena deciso di varare. Nel settore dei taxi venne pesantemente contestata la possibilità, che pure fu ipotizzata, della competenza dell’ Antitrust sul rilascio delle licenze. A Roma, Napoli, Parma, Bologna e altre città si formarono subito assemblee spontanee da parte dei tassisti e conseguenti interruzioni del servizio. Negli aeroporti di Fiumicino e di Linate i tassisti sul piede di guerra respinsero i clienti e alla stazione Termini i gruppi più arrabbiati «dissuasero» i colleghi più accondiscendenti a caricare passeggeri. Fu allora che il Garante per gli scioperi invitò le associazioni delle auto pubbliche a «rispettare tutte le misure che la legge e la disciplina del settore prevedono a tutela dei cittadini». L’ Autorità temeva soprattutto il fermo totale delle auto bianche il 23 gennaio, giorno prescelto per lo sciopero generale dei tassisti. In realtà, scopriamo oggi, a essere messi sotto la lente sono propri quei blocchi spontanei che fiorirono durante la settimana calda tra il 12 e il 19 gennaio, con la protesta che coinvolse la maggior parte delle grandi città. Le reazioni. La Fit Cisl contesta la decisione che arriva «a scoppio ritardato». E’ una persecuzione – dice il responsabile Marino Masucci – La categoria dei tassisti è vista come un totem da abbattere». Soddisfatto invece il Codacons: «Il procedimento – spiega l’ associazione dei consumatori – si fonda su elementi istruttori da noi forniti. Già il 13 gennaio avevamo presentato un esposto evidenziando ad esempio il mancato preavviso di 10 giorni, preavviso che va rispettato anche in caso di sciopero spontaneo o di sciopero proclamato da soggetti diversi dalle organizzazioni sindacali». Il Codacons, tuttavia, lamenta i tempi lunghi della giustizia e lancia uno strale all’ indirizzo del Garante per il diritto di sciopero: «È evidente – dice – che se illegalità vi sono è determinante intervenire con tempestività. La funzione di deterrenza viene meno se si apre un procedimento a due mesi dall’ esposto». Minaccia battaglia un’ altra sigla sindacale dei tassisti, l’ Ugl. Il leader, Pietro Marinelli, ha affermato: «Siamo stupiti, basiti. Con tutto quello che subiamo noi, con 400 manifestazioni ogni anno a Roma che sopportiamo pazienti anche se ci procurano parecchi danni. E’ tutto molto strano, quantomeno curioso, c’ è un accanimento nei nostri confronti, le proteste di gennaio erano tutte legittime e autorizzate. Ma non staremo zitti – ha detto – risponderemo per le rime». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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