Sbancati dal primo Euronatale
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fonte:
- L`Unione Sarda
Sbancati dal primo Euronatale
Federconsumatori: il cenone potrebbe costare il doppio
Diceva la Coldiretti: «I cagliaritani spenderanno duecentoventimila lire per il cenone di Natale». Era il 2001. Dodici mesi fa appena. Ma i cagliaritani ragionavano in lire: e in quelle duecentoventimila riuscivano a farci stare tutto, il panettone e il maialetto, lo spumante e le lenticchie, le noccioline americane e il prosciutto e il melone. Oggi duecentoventimila lire sono centotredici euro e sessantadue centesimi: a fare i conti, ci esce proprio poco.
Prendete la frutta secca: la Federconsumatori ha valutato che noci, mandorle e nocciole hanno subito un aumento del 60 per cento. E se un chilo di arachidi l?anno scorso costava 5 mila lire, pari a 2,58 euro di oggi, adesso il prezzo oscilla tra i 2 e i 3,10 euro. O i datteri: a Natale 2001 lo scontrino segnava settemila e cinquecento lire, a Natale 2002 segna 4,50 euro. Il raffronto tra i due prezzi è presto fatto: 3,87 euro contro 4,50. Sessantatré centesimi di differenza, milleduecento lire. Mica poco. E a dare una lettura ai due mercuriali di una stessa settimana di inizio dicembre, le sorprese non mancano: aumentano le clementine, aumenta il sedano, aumenta l?aragosta e i gamberoni, le triglie e il salmone. Lo zampone, il cotechino, il panettone, lo spumante. Cinquanta centesimi da una parte, settanta dall?altra, e il conto finale cresce. Ma gli stipendi, e le tredicesime in arrivo, sono bloccati. Spiega il Codacons: «Gli italiani intascheranno trenta miliardi di euro, cinquantotto miliardi di vecchie lire, con le prime tredicesime della nuova moneta». Che nessuno canti vittoria, il Natale 2002 sarà amaro: «Il potere d?acquisto delle famiglie è stato falcidiato dall?inflazione, costata negli ultimi dodici mesi 1500 euro per i nuclei familiari che hanno una spesa medi di 26.400 euro all?anno». Il carovita degli italiani è tra i più alti d?Europa. La Sardegna non è l?eccezione che conferma la regola. Scuote la testa Romano Satolli, presidente regionale dell?Unione nazionale dei consumatori: «Sono sempre di più le famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese». L?equazione è semplice: mille lire uguale un euro. E poco importa se la Bce, la Banca centrale europea, aveva fissato il cambio ufficiale a 1936,27 lire. Niente da fare. Avere un euro in tasca è poca cosa. Ma gli aumenti non sono certo spiccioli. E comprare un regalo di Natale diventa sempre più proibitivo: «Le cravatte sono aumentate del 60 per cento, le cinte del 120 per cento, i libri del 28 per cento», rileva la Federconsumatori. A questo punto, tenere sotto controllo i prezzi del cenone diventa una necessità.
Noi abbiamo provato a calcolare, mercuriale alla mano, quanto costa preparare la cena – o il pranzo – di Natale. Abbiamo ipotizzato di invitare dieci persone. Antipasto: prosciutto, salsiccia, olive, formaggio pecorino, 20 euro. Primo a scelta: gnocchetti con salsiccia (10 euro), pasta al forno (da 10 a 12 euro), tortellini in brodo, i più cari. Perché un chilo di pasta fresca ripiena di carne è passato da 15 mila lire (7,75 euro) a 10,33 euro. E siamo già a 30 euro. Per secondo, carne o pesce? Il porchetto costa 13 euro al chilo. Per dieci persone, servono sei, sette chili, per un totale di novanta euro. Il prezzo dell?agnello oscilla tra i 7 e i 12 euro: per sette chili, 84 euro. E la cifra iniziale di centotredici euro, ipotizzata lo scorso Natale dalla Coldiretti, è presto raggiunta. Ma manca ancora la verdura: un chilo di pomodori camona 2,58 euro, un mazzo di ravanelli 0,65 euro, un mazzo di finocchio 1,80 euro. E la frutta: 2,10 euro un chilo di uva bianca, 3 euro un?ananas, 4,13 euro un chilo di noci. A mezzanotte si brinda: un panettone con uvetta e canditi, senza glassa né farcitura, costa 7 euro, e uno spumante 4,50 euro. Totale: 150 euro. Ma chi per secondo sceglie il pesce, si prepari a spendere di più: un chilo di aragosta costa 65 euro (più si avvicina Natale, più il prezzo è destinato a salire), un chilo di gamberoni 35, un etto di salmone affumicato 7,25 euro. E per dieci persone, di etti ce ne vogliono almeno tre. Chi non vuole sfidare la sorte e non rinuncia a cotechino e lenticchie, sappia che un etto di legumi costa 2,32 euro, un cotechino 6,50 e uno zampone 6 euro. Bisogna poi aggiungere l?acqua e il vino, i condimenti (olio, sale, sugo), e partono altri quindici euro, scegliendo bottiglie di rosso o di bianco da tre euro ciascuna. E la cena di Natale costa 200 euro. A meno che non passi la linea della Confesercenti. Che, dopo aver coinvolto settemila aziende sarde e 230mila negozi in tutta Italia a bloccare i prezzi di quaranta prodotti agli stessi valori dell?ultimo giorno di vendite prima della chiusura estiva e fino al 31 dicembre, ha siglato un accordo per estendere il ?prezzo amico? ad altri cinque alimenti: panettone, spumante, torrone, cotechino e lenticchie. Più sciarpa e guanti: «Gli oggetti più regalati». Per fare i conti in tasca a questo Babbo Natale versione euro.
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