Salute, trasporti, telefonia & smog
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fonte:
- Il Giorno
MILANO – P ER IL DEBUTTO hanno scelto il test fai-da-te dell’ influenza suina. La prima “class action” alla milanese, insomma la prima azione collettiva promossa in cittĂ dal Codacons, riguarda proprio la sanitĂ . Citata in giudizio avanti il tribunale è l’ azienda Voden medical instruments spa , ideatrice e distributrice dell’ Ego test flu , che avrebbe dovuto permettere la rilevazione “casalinga” della presenza dell’ influenza A e B, compresa quella suina e aviaria. Peccato – osservano i promotori – che il ministro della SanitĂ Ferruccio Fazio avesse dichiarato invece che «i test a casa non servono a niente, l’ unica diagnosi affidabile è quella del medico». Così, se la societĂ distributrice affermava che il test sarebbe stato «pratico, semplice e sicuro», e vantava una presunta «sensibilitĂ del 99,1%», tecnici del Ministero dichiaravano che il test «ha una scarsa sensibilitĂ rispetto agli esami di tipo molecolare, il che comporta un rischio non indifferente di incorrere in falsi negativi» . E d’ altra parte, molte farmacie hanno rifiutato la commercializzazione del prodotto. Ora, dunque, in base alla nuova legge i giudici dovranno valutare l’ ammissibilitĂ di questa class action. E in caso positivo, sarĂ possibile l’ adesione per tutti coloro che avevano acquistato quel test e vorranno provare ad ottenere la restituzione dei soldi pagati. L’ avvocato Marco Maria Donzelli, presidente del Codacons di Milano, dopo l’ introduzione delle nuove norme ha ancora piĂą lavoro del solito. A livello nazionale il comitato ha presentato giĂ il primo giorno utile tre azioni collettive contro la pubblica amministrazione, chiedendo ai ministeri competenti il rimborso della spesa per i vaccini dell’ influenza N1H1 e di una parte della tassa scolastica in relazione al sovraffollamento delle classi (gli alunni non dovrebbero mai essere piĂą di 25). A un colosso bancario come Unicredit-Intesa San Paolo, infine, Codacons ha chiesto la restituzione della commissione in sostituzione del massimo scoperto. E non è che l’ inizio. «Sulle prossime class action da avviare non abbiamo che l’ imbarazzo della scelta – conferma Donzelli – sempre rimanendo, come è ovvio, nell’ ambito delle tematiche che da sempre sono alla nostra attenzione». Qualche esempio? «Il diritto alla salute, con le solite lunghe code necessarie per ottenere anche una semplice ricetta. Per non dire delle attese per gli esami specialistici, che ormai sono di due, tre, anche sei mesi. E vogliamo sostenere che l’ assistenza pediatrica è adeguata? Basti dire che ogni medico è costretto a seguire in media tra i 500 e gli 800 bambini. Poi lo smog, naturalmente. Se ci sarĂ un processo agli amministratori, come a Firenze, la class action non mancherà ». I trasporti pubblici? «Non ne parliamo. Appena possibile arriverĂ sicuramente la class action per consentire ai pendolari di veder riconosciuto il loro diritto a ottenere un adeguato risarcimento viste le condizioni indescrivibili dei treni». E la telefonia? «I profili possibili sono molteplici. Le tariffe dei cellulari in tema di portabilitĂ , le applicazioni non adeguate al piano tariffario sottoscritto, il diritto di recesso nel termine mai rispettato dei trenta giorni…». Ma sarĂ davvero efficaca questa class action all’ italiana? E’ piena di limiti e difetti, però è comunque uno strumento di tutela effettiva. E anche di regolamentazione del mercato: finora le grandi aziende hanno fatto quello che volevano, ora con il rischio dei risarcimenti collettivi dovranno stare piĂą attente a rendere piĂą virtuoso il loro processo produttivo».
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