28 Settembre 2013

«Salta» lo stop all’ Iva: il Pdl costa agli italiani un miliardo in 3 mesi

«Salta» lo stop all’ Iva: il Pdl costa agli italiani un miliardo in 3 mesi

 

L’ aliquota Iva non aumenterà fino al primo gennaio 2014. Così raccontavano le fonti di governo a metà giornata di ieri. Poi un repentino cambio di scenario. Le fibrillazioni politiche hanno dato un colpo mortale all’ intervento fiscale. Lo «strappo» del Pdl costerà agli italiani un punto in più di Iva da martedì prossimo. Un miliardo in conto ai berlusconiani. L’ intervento infatti non si farà fino al chiarimento alle Camere. Oltre all’ Iva, nel carnet del governo c’ era anche la correzione del deficit per 1,6 miliardi, il rifinanziamento della cig in deroga per circa 320 milioni e lo stanziamento di una tranche da 120 milioni per i Comuni a copertura della prima rata Imu. Un intervento da oltre tre miliardi su cui l’ Economia ha lavorato a ritmi forzati nelle ultime settimane. Tempi strettissimi, visto che l’ aliquota Iva aumenterà dal 21 al 22% già da martedì prossimo. Ma di tutto il lavoro non se n’ è fatto nulla. Naufragato nell’ onda lunga delle tensioni all’ interno della maggioranza, il decreto sulle misure economiche è rimasto una semplice «bozza» fino a tarda sera. Il consiglio dei ministri che doveva segnare il nuovo corso della Lettanomics, si è aperto invece con una spigolosa discussione politica. Mentre scriviamo la discussione è ancora in corso. Dopo le prime speranze di un ripensamento, è arrivata la notizia dello stop definitivo: partita rinviata. A cambiare il segno della giornata è stata anche una riunione dei ministri del Pd dove si è chiesto prima un chiarimento politico. A molti dei democratici non sembra ragionevole mettere in moto un’ operazione da oltre tre miliardi in un momento di alta tensione all’ interno della maggioranza. Fibrillazioni che pesano anche sugli umori di mercato aumentando gli interessi da pagare sui titoli pubblici. Come dire: è come vuotare un oceano con un secchiello. Reperire tre miliardi in questo momento equivarrebbe a buttarli dalla finestra. Tanto più che le misure che l’ Economia ha messo in campo non sono né semplici né indolori, come lo stesso ministro Fabrizio Saccomanni aveva annunciato due giorni fa. La manovra Iva e cig è stata disegnata in modo tale da farsi sentire comunque sui bilanci di consumatori e aziende. Per eliminare l’ aumento dell’ aliquota Iva nell’ ultimo trimestre dell’ anno – costa si prevede un aumento delle accise sulla benzina pari a 2 centesimi al litro fino a dicembre 2013 e poi fino al 15 febbraio 2015 di 2,5centesimi al litro. A questo si aggiunge l’ aumento dell’ acconto dell’ Ires (al 103%) e dell’ Irap per il 2013. L’ ipotesi ha provocato la reazione dell’ amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni, che ha segnalato come tali aumenti non potranno certo aiutare il mercato. Nella premessa della bozza circolata durante la giornata di ieri si legge che l’ intervento di sospensione dell’ aumento è legato alla «particolare congiuntura economica» e alla «straordinaria necessità e urgenza». Se la bozza sul decreto dell’ Iva diventerà alla fine legge senza nessuna modifica, lo slittamento dell’ aumento dell’ imposta al 1 gennaio 2014 verrà coperto quasi interamente con l’ aumento degli acconti Ires e Irap in capo alle imprese. Infatti, da quest’ ultima misura la relazione tecnica prevede di incassare negli ultimi 3 mesi di quest’ anno 890 milioni di euro che andrebbero a coprire il miliardo che verrà a mancare nelle casse dello Stato a seguito dello slittamento dell’ aumento dell’ Iva dal 21 al 22%. «È vero che si tratterebbe di una anticipazione e non di un aumento delle tassedichiara il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – tuttavia, in una fase economica così difficile e di scarsa liquidità, chiedere un ulteriore sforzo alle imprese sarebbe eccessivo». Preoccupati anche i consumatori. Secondo il Codacons si tratta di un provvedimento «disastroso» con una staganta, l’ anno prossimo, da 275 euro a famiglia, «senza contare gli effetti indiretti sui prezzi al dettaglio, considerati arrotondamenti e aumento dei listini dei prodotti trasportati». Ma anche in questo caso il segno delle misure potrebbe cambiare. Stavolta potrà essere la politica ad aiutare l’ Economia. Se infatti il «duello» aperto tra Pd e Pdl avà come esito il «lodo Fassina» sull’ Imu, il Tesoro potrebbe contare su un paio di miliardi da utilizzare per le altre partite. Per il viceministro, infatti, basterebbe far pagare l’ imposta sugli immobili di residenza al 10% più ricco dei proprietari per reperire due miliardi e esentare comunque il 90% delle famiglie. Per raggiungere questo obiettivo, tuttavia, serve un clima politico molto diverso rispetto a quello attuale. L’ altra voce pesante prevista nella bozza era costituita dalla correzione del deficit di bilancio per un miliardo e 600 milioni. In questo caso le coperture verrebbero reperite attraverso una mini spending review dei ministeri, che avrebbero ridotto notevolmente le spese per beni e servizi. Quello dei tagli sarà uno dei pilastri della prossima legge di Stabilità. L’ Economia ha intenzione di varare una commissione speciale per elaborare «tagli intelligenti». Ma tutto questo potrebbe restare lettera morta se l’ esecutivo arriverà al capolinea.

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