Salta il decreto, si va verso l’ aumento Iva da ottobre
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- Giornale di Brescia
ROMA Il temuto aumento dell’ aliquota Iva dal 21 al 22%, che tutte le forze politiche volevano evitare, molto probabilmente arriverà martedì prossimo. È infatti saltato l’ esameda parte del Consiglio dei ministri del decreto che avrebbe sterilizzato l’ aumento per tre mesi, oltre a finanziare per 330 milioni la Cig in deroga. Lo scontro avvenuto in Cdm ha spinto infatti tutti i ministri a convenire sul fatto che non ci fossero le condizioni per varare la manovrina senza prima concludere il chiari mento voluto dal premier Letta, La colpa dell’ affondamento del decreto viene attribuita dal Pd al Pdl, mentre questo specularmente accusai Democratici. Ma la polemica era già cominciata prima del Consiglio dei ministri a causa delle coperture proposte dal Tesoro, che preve devano l’ aumento dell’ accisa sulla benzina e l’ incremento al 103% degli acconti Ires e Irap di novembre. Il ministro dell’ Economia, Fabrizio Saccomanni, che aveva portato sul tavolo il decreto coni provvedimenti e le coperture, durante il Cdm si è sfogato spiegando di aver cercato di fare al meglio il proprio dovere di difensore dei conti pubblici. «Ma- ha aggiunto -sono mesi che vengo attaccato». Il decreto «copriva» il mancato incremento dell’ Iva che così non sarebbe scattato l’ 1 ottobre, bensì il primo gennaio 2014. Le imprese, come ha ricordato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi sottolineando che lo stop all’ Iva non è la priorità mentre lo è il taglio delle tasse sul lavoro, si sarebbero viste penalizzare dalla coperture finanziarie: aumento degli acconti Ires (al 103%) e Irap di novembre, che darebbero 890 milioni allo Stato. Certo non è un aumento di tasse bensì una anticipazione, tutta via, afferma il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi «in una fase economica così difficile e di scarsa liquidità, chiedere un ulteriore sforzo alle imprese sarebbe eccessivo». L’ altra copertura si spalmava su tutti, ed è l’ incremento delle accise sui carburanti per 2 centesimi al litro fino a di Il titolare del Tesoro si è sfogato: «Ho fatto del mio meglio ma sono mesi che vengo attaccato» cembre 2013 e poi fino al 15 febbraio 2015 di 2,5 centesimi. Contro di essa si sono scagliati in molti, dall’ Unione petrolifera, che ha parlato di scelta «irresponsabile», al Codacons che ha quantificato in 66 euro i maggiori costi per famiglia. Ma al governo servivano il miliardo per lo stop all’ Iva, i 330 milioni per la Cig in deroga, 35 milioni per la social card e altri 120 milioni per compensare i Comuni dal mancato gettito Imu.
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