Salento spiazzato senza Taranta
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fonte:
- La Gazzetta del Mezzogiorno
CONTINUA DALLA PRIMA La Notte della Taranta ai tempi del Covid sarà «intima», concepita per un pubblico televisivo. Sarà, come accaduto per la recente sfilata di Dior a Lecce, un evento 4.0. Sfumato il festival itinerante con le tappe in 19 comuni della provincia di Lecce, a cominciare dai paesi della Grecìa salentina, il Concertone finale di Melpignano, quello che richiama 200mila persone, per intenderci, in questa 23esima edizione si svolgerà all’ interno di un format completamente diverso. Fatale per il dietro front, avvenuto praticamente all’ indomani della conferenza stampa per la presentazione del festival tenuta a Bari col governatore Emiliano, il focolaio rinvenuto a Carpignano, uno dei borghi dell’ enclave grika scenario della ragnatela. Il pericolo del Coronavirus, mai scomparso, ricordiamolo, ha fatto scaturire la decisione «dolorosa» della Fondazione Notte della Taranta, presieduta da Massimo Manera, di rinviare storie, musica, danza ed emozioni del tarantismo «in presenza» al 2021. Nel mezzo, è scoppiata sui social l’ ennesima polemica dell’ ultima ora: stasera in una discoteca di Gallipoli – denunciata sulle piattaforme dall’ opinionista Selvaggia Lucarelli per troppa gente in pista evidenziata da foto e video – c’ è Bob Sinclar, star francese di tremendo appeal per la movida. «Notte della Taranta no, Bob Sinclar sì», viene scritto ironicamente. Ai più di fatto è parso un controsenso. Ma il Comitato provinciale per l’ ordine e la sicurezza pubblica ha dato il disco verde dopo aver valutato la richiesta del Codacons di vietare lo spettacolo, accompagnandolo al contempo da un attento monitoraggio da parte delle forze dell’ ordine. All’ appuntamento potranno partecipare 2000 persone. E tant’ è. Torniamo, dunque, al Concertone che sarà rappresentato in una veste inedita: «a porte chiuse», con prova il 20 agosto, prova generale il 21 e manifestazione nella sua interezza sabato 22. Il tutto sarà assemblato e poi trasmesso il 28 agosto su Rai 2 e sui vari canali social dalle 22.50 per una durata di 90 minuti. «La Fondazione volta pagina – nota Manera – e andiamo avanti per realizzare questo nuovo progetto nel rispetto della sensibilità dei cittadini e dei sindaci della Grecìa Salentina». Certamente un duro colpo per artisti, tecnici, lavoratori dello spettacolo messi in ginocchio dalla pandemia. Il festival itinerante ne avrebbe portato in piazza più di 400 per 28 concerti e 70 ore di live show nei centri storici della penisola salentina. Duro colpo per lo stesso pubblico «pizzicato», che ogni anno faceva registrare il «tutto esaurito» nelle strutture ricettive della città e della provincia. Hotel, masserie e b&b che nel periodo del Concertone lavoravano per l’ evento. «Sicuramente – commenta un importante operatore del turismo leccese – avranno un significativo decremento di presenze, anche se quest’ anno molta gente ha scelto per le proprie vacanze strutture in campagna, per ragioni di sicurezza e distanziamento. Queste strutture avevano, come sempre, tenuto delle camere riservate e dovranno rimetterle sul mercato. La mancanza di un evento così di richiamo come il Concertone finale, con migliaia di persone che giungevano da noi, è una lacuna grave. Ma siamo consapevoli che è una misura necessaria, gli imprenditori lo comprendono benissimo». Che tipo di Concertone si vedrà dagli schermi di casa? «La meraviglia dell’ altro, senza confini» è il tema della 23esima edizione dedicata alle donne, dal dolore delle tarantate al riscatto sociale. Un prologo di lusso è stato quanto proposto nel corso del défilé di Dior in piazza Duomo, secondo il progetto fortemente meridiano voluto dalla direttrice creativa Maria Grazia Chiuri. L’ intelaiatura musicale messa in campo dal maestro concertatore Paolo Buonvino rimarrà quella eseguita dall’ Orchestra popolare Ndt con l’ innesto degli archi della Roma Sinfonietta. Il Corpo di Ballo, con dieci, fra danzatori e danzatrici popolari, sarà più o meno identico, e probabilmente giungerà un coreografo di chiara fama. Il palco non sarà più mega ma le dimensioni saranno adeguate al set delle riprese. In attesa della definizione del regista e dello scenografo, la Fondazione sta lavorando per intercettare grandi ospiti sia «in presenza» che in collegamento video e, come accaduto nelle ultime edizioni, non è da escludere l’ esibizione di volti musicali amati dai giovani. Ergo, nella scaletta, che ovviamente sarà modellata sui brani della tradizione grika e salentina, potrebbe spuntare un trapper. Come per la «Cruise» di Dior, lo spettacolo, repetita juvant, sarà a «porte chiuse», nell’ attesa che il mondo dell’ arte e della creatività sia riconsegnato al mondo. Al più presto, si spera. Gloria Indennitate DUBBI -E qui sorgono gli altri dubbi legittimi che si aggiungono al caos determinato dall’ ultima seduta consiliare della legislatura. Perché un decreto del governo abbia efficacia devono passare 60 giorni (quelli utili alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale). Dunque sin da ora, laddove il Consiglio dei Ministri dovesse decidere n tal senso, sappiamo che le date del 20-21 settembre per le votazioni non sarebbero più rispettabili e occorrerà slittare a ottobre le elezioni in Puglia. Se ci aggiungiamo che le scuole (in gran parte destinate alle votazioni) riapriranno il 24 settembre, si comprende bene a quale pasticcio (logistico) rischia di andare incontro la Puglia. Ecco perché il centrosinistra ha commesso un errore ad abbandonare il Consiglio quando, subìta la sconfitta sull’ emendamento anti-Lopalco, ha deciso di mollare la rete. Le opposizioni, forti di una mediazione offerta (quella di rinunciare a 1.964 emendamenti e di approvare la sola legge sulla doppia preferenza, senza altri «fronzoli» aggiunti al ddl e a rischio di costituzionalità) ha ora gioco facile nello scaricare la responsabilità della mancata riforma sulle spalle del governatore. Ma può essere vero anche il contrario: ossia che il centrodestra passi per nemico delle donne in lista. Insomma, dei titoli di coda che, tutto sommato, la Puglia non meritava, unica – tra le Regioni che andranno al voto a settembre – a non essersi adeguata alla normativa nazionale. Emiliano, che certo non è uno disponibile a fare da pungiball tra i contendenti, affida a facebook l’ assunzione della responsabilità politica della vicenda. E c’ è da aspettarsi che dopo questo finale, ci siano dei titoli di coda successivi, quando cioè si tratterà di cancellare dalle 14 liste che lo sostengono quei dieci «maschietti» ribelli della maggioranza consiliare per far posto alle «femminucce» da candidare, con o senza legge. L’ uomo non è solo pugile ( enon pungiball), ma quando vuole anche vendicativo. A voler trarre un’ analisi anche dal merito della vicenda, questo pasticcio rischia di far infrangere un altro sogno perseguito dal premier Conte: nella sua regione, che ancora non si era adeguata all’ alternanza uomo/donna e che ora si trova costretto a «commissariare» con un decreto, avrebbe voluto (magari dopo le elezioni) suggellare l’ intesa giallorossa con un’ eventuale conferma di Emiliano presidente. Ovvero, un’ intesa post -elettorale tra lui e la candidata presidente Laricchia (fortemente voluta dai grillini duri e puri, da Di Maio a Crimi) che potesse dar vita alla creatura tanto amata e coltivata a Roma una volta chiuse le urne. E invece, è stato proprio l’ emendamento dei «suoi» Cinque Stelle, quello che prevedeva l’ obbligo di alternanza (60/40) anche nella composizione delle liste, pena l’ annullamento (e non la semplice sanzione come ora), a far saltare i nervi al centrosinistra fino a sgretolare la faticosa maggioranza che avrebbe dovuto approvare la riforma elettorale complessiva. Il rinvio dell’ obbligo al 2025 (questa la mediazione trovata) non ha mutato i numeri al momento della conta. Una beffa, ma anche un segnale da non trascurare sul prossimo quinquennio, chiunque vinca la partita delle urne.
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