«Rubare per fame non è reato» La Cassazione assolve il senzatetto
era stato condannato per aver preso 4 euro di wurstel al supermercato
Bruno Ruggiero ROMA ALTRI giudici, non solo in questi anni di ‘grande freddo’ per la crisi economica, avevano trovato il coraggio di scriverlo nelle loro sentenze, penultimi quelli del Tribunale di Frosinone che nel marzo 2014 assolsero una madre disoccupata per il furto di generi alimentari in un supermercato. Ma da ieri sulla tesi innocentista, nei confronti di chi arriva a rubare (per un valore di pochi euro e senza complici che lo aiutino a eludere la sorveglianza), semplicemente perché in stato di necessità, c’ è anche il sigillo della Cassazione. «Il fatto non costituisce reato», con questa formula ampia la Suprema Corte (Quinta sezione penale, presidente Maurizio Fumo, consigliere relatore Francesca Morelli) ha annullato senza rinvio ad altro collegio di secondo grado la condanna per furto lieve inflitta il 12 febbraio 2015 dalla Corte d’ appello di Genova a un giovane straniero senza fissa dimora, affermando che non è punibile chi, spinto dal bisogno, ruba al supermercato piccole quantità di cibo per «far fronte» alla «imprescindibile esigenza di alimentarsi». Anche il sostituto procuratore generale che nell’ aula di piazza Cavour rappresentava l’ accusa aveva chiesto di soprassedere ad ogni pretesa punitiva. Sia in primo grado che in appello il giovane era stato condannato a 6 mesi di carcere con la condizionale più 100 euro di multa. IL BOTTINO in questione era, appunto, da fame: 4,07 euro di wurstel e formaggio, l’ equivalente di due porzioni. L’ uomo, Roman Ostriakov, con piccoli precedenti dello stesso tipo, era stato visto da un cliente mentre si metteva in tasca la merce e il testimone aveva poi avvertito la vigilanza del punto vendita. Alle casse il clochard aveva pagato solo per dei grissini ed era stato bloccato prima che uscisse dal supermercato. Proprio su questa circostanza aveva fatto leva la Procura generale del capoluogo ligure, proponendo nel ricorso la riformulazione dell’ accusa in tentato furto, dal momento che l’ imputato non era riuscito nel suo intento. La Cassazione, invece, non ha imboccato la scorciatoia. Ha preso il toro per le corna mettendo nero su bianco che quello commesso dall’ homeless è un furto consumato e non solo tentato, ma «la condizione dell’ imputato e le circostanze in cui è avvenuto l’ impossessamento della merce dimostrano che egli si impossessò di quel poco cibo per far fronte ad una immediata e imprescindibile esigenza di alimentarsi». UNA MOTIVAZIONE condivisa dal Codacons, secondo cui «la Cassazione ha stabilito un principio sacrosanto: un piccolo furto per fame non è in alcun modo equiparabile a un gesto di delinquenza». Il pool di assistenza legale ai consumatori ricorda poi che «negli ultimi anni è aumentato a dismisura il numero di cittadini, specie anziani» sorpresi con le mani nel sacco (si fa per dire) perché non in grado di arrivare con le proprie forze alla fine del mese.
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Tags: Cassazione, clochard, furto