Roma, Milano e Napoli i comuni che hanno scaricato più certificati dall’Anagrafe digitale
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fonte:
- Ilsecoloxix.it
Da qualche giorno è attivo l’anagrafe digitale, che permette ai cittadini di scaricare da casa alcuni documenti (finora 14)
evitando file agli sportelli e il pagamento del bollo. Un servizio atteso da tempo, finalmente operativo, che però ha ancora alcuni
problemi da risolvere. I dati registrati nel sistema infatti a volte riportano errori, come nomi e stati civili sbagliati, prontamente
segnalati sui social network dagli utenti che hanno fatto i loro primi accessi all’Anagrafe digitale popolazione residente. Inoltre
dopo anni di sperimentazioni, seppure questa rivoluzione digitale abbia conquistato la Penisola, ci sono ancora alcuni comuni
che sono rimasti tagliati fuori: al momento in cui scriviamo se ne contano 46, tra cui Avellino, capoluogo di provincia in
Campania, con 54.357 abitanti.
I dati che ci ha fornito il ministero dell’Interno consentono di fare un primo bilancio dell’utilizzo del servizio. Fino alle 24 del 16
novembre erano stati scaricati 231.667 certificati, mentre gli accessi al portale nell’area riservata Servizi al Cittadino avevano
raggiunto quota 448.105. Le regioni che contano il maggior numero di documenti scaricati sono Lombardia (36.932), Lazio
(29.478), Campania (24.812) e Sicilia (19.715): una classifica che quasi riflette quella dei comuni, che vede la Capitale sul
gradino più alto del podio per numero di download (15.019), seguita da Milano (4.718), Napoli (4.412), Torino (3.617) e
Palermo (3.056).
Capovolgendo gli elenchi, i territori dove l’Anpr è stato meno usato per scaricare da remoto i documenti anagrafici sono le
regioni della Valle D’Aosta (400), del Molise (1.312), della Basilicata (2.418), del Trentino Alto Adige (2.748) e dell’Umbria
(2.875). Invece, nella classifica dei 20 comuni per emissione di certificati, le ultime posizioni sono occupate da Foggia (831),
Latina (860), Brescia (943), Padova (1.018) e Venezia (1.045).
Finora hanno aderito all’Anagrafe digitale 7.818 comuni: vuol dire che 66.626.879 cittadini possono fare accesso al sistema e
ottenere questi 14 documenti: anagrafico di nascita, anagrafico di matrimonio, di cittadinanza, di esistenza in vita, di residenza,
di residenza Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero), di stato civile, di stato di famiglia, di residenza in convivenza, di stato di
famiglia Aire, di stato di famiglia con rapporti di parentela, di stato libero, anagrafico di unione civile, di contratto di
convivenza. Una volta selezionato il documento, bisogna scegliere se scaricarlo in carta libera, esente da bollo, specificando il
motivo per cui si fa questa richiesta; oppure in bollo: in questo caso, con l’esenzione dal pagamento dell’imposta fino al 31
dicembre 2021.
Comuni fuori dall’Apr
All’appello mancano ancora 46 comuni, che non hanno pianificato una data di ingresso: quindici sono in Calabria, otto in
Basilicata, sei in Campania, cinque nel Lazio, uno in Liguria, due in Lombardia, uno in Puglia, quattro in Sicilia, uno in
Toscana, due in Trentino Alto Adige e uno in Veneto. Inoltre altri 39 comuni hanno programmato la data di ingresso nel
sistema, stanno compiendo test di integrazione e sono impegnati a bonificare i dati anagrafici. Dal ministero dell’Interno
chiariscono che questi dati sono, comunque, in continua evoluzione, in quanto i comuni stanno progressivamente terminando le
operazioni di subentro: le difficoltà riscontrate sono riconducibili a problemi tecnici o di natura organizzativa. Inoltre spiegano
che tutti i comuni dovranno entrare nel sistema dell’Anpr: la situazione – sottolineano – è costantemente monitorata anche dalle
prefetture e sono state concordate specifiche riunioni con i comuni interessati per accelerare le operazioni di subentro.
Intanto, i cittadini residenti in questi territori per avere una copia dei documenti prima elencati dovranno usufruire dei servizi
telematici del proprio Comune, se esistenti, o recarsi presso gli sportelli degli uffici anagrafici comunali. Purtroppo per loro non
è possibile sfruttare l’esenzione dal pagamento del bollo prevista con il sistema dell’Anagrafe digitale: l’esenzione dall’imposta
infatti vale solo per i certificati telematici rilasciati dall’Anpr.
Le segnalazioni sui social
Diversi cittadini che hanno fatto accesso al sistema e scaricato i documenti hanno rilevato a volte errori nei dati registrati. Si
tratta di nomi e stati civili mancanti o erroneamente riportati. “L’anagrafe digitale da casa non funziona: volevo un certificato di
stato libero e invece risulta che sono sposato”, scrive un utente su twitter. Un altro segnala il caso contrario: “Faccio per
curiosità il primo accesso ad #AnagrafeDigitale leggo i miei dati e risulto celibe. Iniziano alla grande”. Ma c’è anche chi è
coniugato con “senza nome”.
Dal ministero chiariscono che l’Apr offre un servizio telematico per la rettifica dei dati anagrafici, che consente al cittadino di
segnalare le discordanze riscontrate, direttamente al comune interessato che procederà alle necessarie verifiche e correzioni.
Sulla pagina Facebook di Italian Tech alcuni utenti hanno invece segnalato problemi nel tentativo di ottenere i certificati
richiesti per mail. Uno di loro scrive che il sistema risponde con la frase “si è verificato un errore non gestito”. E qualcuno,
riportando la sua esperienza, sembra anche dare un suggerimento: “Nel mio caso non è servito a evitare di recarmi all’ufficio del
Comune di residenza, infatti dal portale non è possibile ottenere un certificato di nascita o residenza multilingua italiano/inglese.
Questa è una grande limitazione per l’uso all’estero”. Infatti, la scelta della lingua del documento è possibile solo nei comuni
bilingue, ma il cittadino potrà scegliere, oltre all’italiano, solo l’altra lingua parlata nel comune di residenza.
La richiesta delle associazioni dei consumatori
Per coinvolgere anche gli utenti più fragili, come gli anziani, in questa rivoluzione digitale, le associazioni dei consumatori
hanno chiesto che vengano attivati servizi gratuiti per il rilascio dello Spid, che rappresenta una delle modalità di accesso al
portale dell’Apr (insieme alla Carta Nazionale dei Servizi e alla Carta d’Identità Elettronica). Assoutenti spiega infatti che il
servizio dell’Anagrafe digitale eviterà alle persone di doversi recare allo sportello e di sostenere la spesa per la marca da bollo
(16 euro) legata alla richiesta di certificati anagrafici. “Tuttavia sono ancora moltissimi i cittadini che, allo stato attuale, non
dispongono di identità digitale, e che quindi sono esclusi da una serie di servizi per i quali è indispensabile lo Spid. Questo
perché la procedura per accedere al Sistema Pubblico di Identità Digitale è estremamente macchinosa e per alcuni, specie gli
anziani, rappresenta un vero e proprio percorso ad ostacoli”.
Anche il Codacons ritiene che lo Spid debba essere riconosciuto gratuitamente agli utenti, soprattutto per venire incontro alle
fasce più deboli. E per questo ha inviato un’istanza a Poste Italiane e al ministero dell’Economia chiedendo di reintrodurre la
gratuità dei servizi legati allo Spid presso gli uffici postali. Nel documento redatto dall’associazione si legge che l’account Id
poteva essere attivato gratuitamente attraverso Poste “tramite identificazione diretta all’ufficio postale che, sino ad oggi, ha
costituito il metodo più utilizzato dai cittadini”. Tuttavia, a partire dal mese di novembre, Poste ha previsto per l’identificazione
personale allo sportello un costo di 12 euro. “Una decisione che finisce per costituire un pregiudizio per alcune categorie di
cittadini, come gli anziani, i soggetti fragili, e tutte le persone che non hanno modo/capacità di acquisire le competenze digitali
necessarie per agire in autonomia”, conclude una nota dell’associazione
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Tags: Anagrafe digitale, poste, spid