11 Novembre 2006

Roccaraso, Rienzi ricusa i giudici

Gli imputati ieri davanti al Gup per presunti abusi e corruzione. A tarda sera deciso il rinvio

Roccaraso, Rienzi ricusa i giudici

Animata udienza preliminare per i primi quindici indagati Sull`istanza di spostare il processo dovrà decidere la Cassazione

SULMONA. Si è conclusa con una vittoria ai punti della pubblica accusa, l`udienza preliminare di uno dei filoni d`inchiesta sugli appalti sospetti di Roccaraso. Sul banco degli imputati 15 nomi eccellenti tra cui generali della finanza e dei carabinieri, giudici del consiglio di Stato, professionisti e avvocati oltre ad alcuni ex amministratori del comune di Roccaraso. Un`udienza a dir poco infuocata in cui il presidente del Codacons Carlo Rienzi, anche lui nella lista degli imputati, ha cercato in tutte le maniere di “vivacizzare“ il processo. Obiettivo: creare i presupposti per legittimare l`istanza di rimessione degli atti per legittimo sospetto che il suo avvocato aveva presentato in apertura di udienza. Ma il giudice dopo aver richiesto la presenza dei carabinieri in aula per l`eccessiva veemenza di alcuni avvocati, è andato avanti come un treno rigettando sia le richieste dei difensori che quelle dei due pubblici ministeri Romolo Como e Simonetta Ciccarelli. E dopo aver trasmesso alla Cassazione l`istanza, il gup Massimo De Cesare ha avviato la discussione e infine dopocirca 10 ore di schermaglie ha aggiornato l`udienza al primo e 2 dicembre quando deciderà se mandare a giudizio o meno i 15 imputati. Già alla vigilia, il presidente del Codacons aveva annunciato l`intenzione di chiedere lo spostamento del processo. L`inchiesta aperta a Campobasso su molti magistrati del tribunale peligno, non avrebbe, secondo Rienzi, consentito al gup “un giudizio sereno e libero da condizionamenti“. Un`istanza sulla quale il gup ha chiamato in causa la Suprema Corte senza sospendere il procedimento. L`udienza è andata avanti con l`analisi del consulente che ha effettuato la perizia sulle intercettazioni telefoniche. E anche qui è stato braccio di ferro. I difensori hanno contestato la validità delle intercettazioni, in alcuni passaggi privi di parole considerate “fondamentali“ per la difesa. Il giudice non ha accolto neanche questa istanza. Ed è ripreso lo show del presidente del Codacons: un fiume in piena con cui ha cercato di smontare pezzo per pezzo il castello accusatorio costruito nei suoi confronti. Se ci sia riuscito o meno lo sapremo il 2 dicembre quando il gup emetterà la sua sentenza.

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