10 Febbraio 2010

ROCCARASO: L’ISPETTORE MANCINI TENTA DI FAR SALTARE IL SUO PROCESSO MA IL TRIBUNALE RIGETTA LE ECCEZIONI E VA AVANTI

  IL CODACONS E IL SUO PRESIDENTE RIENZI NON AMMESSI COME PARTI CIVILI PER AVERE IL RISARCIMENTO DEI DANNI. DOVRANNO INTENTARE SEPARATA CAUSA

    Sono andati a vuoto stamattina i tentativi della difesa dell’ispettore di Polizia dello Sco dell’Aquila, Massimiliano Mancini, a giudizio per il grave reato di abuso di atti d’ufficio per aver perseguitato il povero sindaco di Roccaraso, Camillo Valentini, facendolo arrestare e finire nel carcere dove poi tragicamente morì.
Infatti, l’eccezione di nullità del decreto di citazione a giudizio che poteva far saltare il processo è stata respinta dopo una breve camera di consiglio dal Tribunale di Campobasso (Presidente Iapaolo, giudici a latere Scarlato e Cardone).
Il Tribunale ha motivato il rigetto ritenendo che le accuse fossero sufficientemente chiare e che quindi il Mancini potesse adeguatamente difendersi. Con la stessa ordinanza i giudici, mentre hanno ammesso all’azione risarcitoria tutti i parenti del Valentini (il padre Ettore, la figlia Dionne, il fratello Giovanni e la madre Elena, assistiti dagli avv.ti Arturo Messere del foro di Campobasso e Bruno Leuzzi, Michele Lioi e Claudio Coratella del foro di Roma), hanno stabilito che il Codacons e l’avv. Carlo Rienzi, che avevano chiesto di entrare nel processo penale sempre al fine di ottenere un risarcimento, dovranno invece intentare separata causa civile, non essendo stati indicati nel capo di imputazione come parti offese.
Si prosegue quindi il prossimo 7 aprile, per stabilire chi sarà sentito come teste a carico e in difesa dell’imputato Massimiliano Mancini, come si ricorderà imputato del gravo reato di abuso di atti d’ufficio “perché, in riferimento al proc. nr. 316/04 mod, 21 (poi nr. 443104 R.G. GIP), dopo che il P.M. di Sulmona dr.ssa LEACCHE aveva affidato le indagini alla Squadra Mobile, esso MANCINI, nella sua qualità di Ispettore di P.S. addetto alla Squadra Mobile di L’Aquila, espletava attività investigative connotate da un notevole grado di iniziativa, indirizzandole in malafede in odio al Sindaco di Roccaraso, Camillo VALENTINI, rivelando un anomalo intendimento di "persecuzione" inquisitoria ed assoluta mancanza di serenità ed imparzialità in quanto esso Isp. MANCINI era mosso da risentimenti personali e da spirito dì rivalsa, giacché sua madre, BUCCI Onelia, era inquilina in lite in un immobile appartenente al nonno del Sindaco VALENTINI; giacché la famiglia VALENTINI aveva attivato un procedimento di sfratto contro la predetta BUCCI; giacché la BUCCI era divenuta affittuaria di locali destinati a negozio dì abbigliamento, ma appartenenti al Comune di Roccaraso di cui era sindaca il VALENTINI; giacché il Sindaco VALENTINI si era attivato contro la BUCCI per recuperare svariati canoni di locazione; così esso MANCINI abusava delle sue fun¬zioni, operando in violazione di norme dì legge, omettendo di astenersi dallo espletamento delle indagini, omettendo, fra l’altro, di espletare indagini anche a favore degli inquisiti (artt. 326 e 358 c.p.p.), così cooperando al fine di arrecare al Sindaco VALENTINI un danno ingiusto…Condotta del Mancini consistita, in particolare, nel riferire, contrariamente al vero, nell’informativa dallo stesso redatta, in data 16.11.2001, funzionale anche all’ottenimento di autorizzazione ad intercettazioni di comunicazioni, che sussistevano indizi di reità con riferimento alla partecipazione a progetti delittuosi e ad un sodalizio criminale anche a carico di soggetti legati ai Valentini da vincoli di parentela o frequentazione…”  

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