ROCCARASO: LA CASSAZIONE CENSURA PESANTEMENTE L’OPERATO DI CHI ARRESTO’ E PORTO’ IN CARCERE IL SINDACO VALENTINI MORTO SUICIDA E INNOCENTE
Suona davvero come un’amara e terribile ironia la sentenza della Cassazione Penale sulla vicenda Roccaraso.
La Suprema Corte – chiamata a giudicare sui ricorsi dei magistrati sulmonesi Luigi D’Orazio e Maria Teresa Leacche che si opponevano all’assoluzione dei Presidenti Codacons Carlo Rienzi e Giuseppe Ursini accusati di diffamazione – non solo dichiara inammissibili i ricorsi, perché non presentati nei termini di legge, ma quando esamina l’unico ricorso ammissibile (quello del Procuratore capo di Campobasso) con una terribile ma sacrosanta ironia ne spiega le ragioni del rigetto.
In sostanza, il Procuratore Capo si doleva che la sentenza del Gup di Campobasso Libera Maria Rosaria Rinaldi, avesse assolto Rienzi e Ursini dall’accusa di aver calunniato l’ispettore Massimiliano Mancini (attualmente a giudizio sempre a Campobasso proprio per abuso aggravato di atti d’ufficio, per le strane modalità con cui eseguì l’arresto del Sindaco Camillo Valentini).
La Corte di Cassazione sostiene che fa soltanto sorridere la tesi secondo cui fece bene la magistratura sulmonese a incaricare proprio il Mancini (e non invece la Questura di Chieti, competente per il caso specifico) di arrestare e condurre in carcere Camillo Valentini, visto che è alquanto ridicolo sostenere che era necessario inviare proprio il Mancini (che come noto aveva motivi di pesante astio personale nei confronti dell’allora sindaco di Roccaraso) che provvide ad arrestare Valentini, dopo avergli fatto cambiare le scarpe – da mocassini a scarpe coi lacci, quegli stessi lacci con cui il sindaco si soffocò in cella.
Ecco in proposito come il Gup Libera Maria Rosaria Rinaldi ricostruisce la notte dell’arresto:
"…appaiono suggestive le modalità dell’arresto di Camillo Valentini la notte del 14.8.2004, effettuato da Massimiliano Mancini che pur essendo in servizio allo Sco dell’Aquila, procedeva personalmente, pur essendo l’arresto avvenuto in Francavilla, località ricompresa nel circondario del Tribunale di Chieti e per ordinanza emessa dal Gip di Sulmona con ordine di esecuzione trasmesso alla Procura di Sulmona che, certamente disponeva di forze dell’ordine sul territorio. Inoltre, dopo essere stato formalmente arrestato, Valentini chiedeva di tornare nella sua abitazione e si cambiava le scarpe sostituendo i mocassini con le scarpe da ginnastica con lacci, gli stessi lacci che utilizzerà all’alba del 16 agosto per chiudere la busta di plastica intorno al suo collo”.
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