11 Novembre 2018

Ritorno a 150 km orari sale il rischio incidenti

Tornare a correre in autostrada a 150 chilometri all’ ora, senza rischiare più multe e decurtazioni di punti sulla patente? Per il presidente leghista della commissione Trasporti della Camera, Alessandro Morelli, si può fare. E formalizzerà presto la sua proposta, riservata alla circolazione sulle autostrade più sicure. Nell’ era dei tutor, degli autovelox, delle informazioni Isoradio, sarebbe un ritorno al 1977, quando il governo Andreotti differenziò i limiti in base alla cilindrata delle auto. Ma dodici anni dopo, si arrivò poi alla stretta con gli attuali limiti massimi tra i 110 ai 130 chilometri orari. GLI INCIDENTI Nella sua fredda raccolta di dati, l’ Istat non può ingannare. Negli ultimi dieci anni, a partire dal 2010, la riduzione degli incidenti è stata costante. Si è partiti dai 212.997 di otto anni fa ai 174.933 dello scorso anno. Nel 2010 i morti sulle strade furono 4114, mentre l’ anno scorso 3283. Scrive l’ Istat, a commento dei numeri: «Il fenomeno dell’ incidentalità stradale è legato ad una serie di elementi, tra cui la mobilità, le percorrenze stradali, il numero dei veicoli circolanti e i consumi di carburante». Nonostante la diminuzione degli incidenti, tra il 206 e il 2017 c’ è stato un aumento di morti passati da 3283 a 3378. E scrive l’ Istat: «Sull’ aumento dei morti incide soprattutto quello registrato su autostrade, comprensive di tangenziali e raccordi autostradali, e strade extraurbane». Proprio nelle autostrade, la proposta leghista vorrebbe applicare l’ aumento dei limiti di velocità. Commenta Antonio Coppola, presidente dell’ Aci di Napoli: «In teoria, l’ aumento del limite di velocità potrebbe essere possibile su autostrade a tre corsie, dotate di asfalto drenante. Sicuramente la velocità è un fattore di rischio incidenti e per questo non sono d’ accordo su un aumento indiscriminato dei limiti massimi, ma in alcune tratte autostradali si potrebbe fare». LA STORIA L’ applicazione dei limiti diversificati, c’ è quasi sempre stata da quando l’ automobile è diventata un veicolo rischioso se utilizzato con imprudenza. Nel 1923, Mussolini introdusse il «criterio prudenziale soggettivo». L’ autista auto regolatore della velocità, ma questa libertà concedeva enorme discrezionalità di intervento alle sanzioni di polizia giudiziaria e magistrati. Dal 1959, si è cominciato a differenziare le strade urbane da quelle extraurbane e autostradali. Oggi appare scontato che in città si debba andare più piano e in autostrada correre di più. Ma, come ha evidenziato l’ Istat, è proprio quella libertà di darci dentro con l’ acceleratore in autostrada a rappresentare un grande fattore di rischio. Nel tirare un bilancio sui dieci anni di attività della Consulta sulla qualità del servizio autostradale, Paolo Berti, direttore centrale operations di Autostrade per l’ Italia, ha precisato: «I numeri sono il modo migliore per descrivere l’ efficacia del lavoro svolto. Dalla privatizzazione della società nel 1999, il tasso di mortalità sulla rete di Autostrade per l’ Italia si è ridotto di tre quarti. In termini di persone decedute questo equivale a oltre 300 vite salvate ogni anno». I CONTRARI Secondo i dati della Consulta sulla qualità del servizio autostradale, dal 1999 al 2016 il tasso di mortalità si è ridotto dell’ 80 per cento con 300 vite salvate ogni anno. Con i limiti di velocità, la prevenzione è attuata con il sistema tutor, l’ asfalto drenante, le reti di protezione anti scavalcamento sui viadotti a carreggiate separate, la chiusura dei 1900 varchi aperti sullo spartitraffico. E poi le informazioni continue attraverso Isoradio, applicazioni per telefonini, call center, migliore e più visibile segnaletica. Carlo Rienzi, presidente del Codacons è contrario ad aumentare i limiti di velocità e dice: «È una proposta già fatta nel 2001 dall’ allora ministro Lunardi e poi ritirata nel 2009 da Matteoli. Si tratta di un’ idea folle, subito abbandonata perché avrebbe avuto ripercussioni pesantissime sulla sicurezza stradale, incrementando il numero di morti sulle strade». Resta agosto il mese degli incidenti stradali più gravi. Scrive l’ Istat: «L’ 87 per cento degli incidenti avviene quando il tempo è sereno. In caso di pioggia la proporzione è più elevata fuori dall’ abitato (8,4 per cento) rispetto alle strade urbane (6,6 per cento)». Dai verbali, dalle ricostruzioni dei singoli episodi contenute nei rapporti della Polizia stradale, si rileva che le cause più diffuse degli incidenti sono la mancanza della distanza di sicurezza, manovre irregolari, la guida distratta, con uso di telefonini, il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza, l’ indecisione e anche, naturalmente, l’ eccessiva velocità. Da nove anni, le contestazioni per eccesso di velocità registrate da autovelox e tutor superano di molto il milione. Segno che chi ha un’ auto potente non rinuncia a correre, nonostante i limiti. La proposta leghista è per ora solo sulla carta. Si vedrà, quando sarà formalizzata, se e come verrà presa in considerazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
gigi di fiore

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