9 Aprile 2011

Risparmiatori più tutelati ma il rischio-zero non c’ è

Risparmiatori più tutelati ma il rischio-zero non c’ è
 

Impossibile investire senza rischi. E’ la prima regola da ripetere ogni volta che si mette piede in banca o negli uffici di un consulente finanziario. Potremmo definirla come la "preghiera del risparmiatore". Nessun Parlamento al mondo infatti potrà approvare una legge che annulli la parola rischio. E’ quello che hanno imparato, a proprie spese, i 440mila investitori italiani possessori di obbligazioni argentine: nel settembre 2000 i Tango bond (con scadenza 2004) staccavano cedole del 9,25%. Rendimenti generosi, a cui sono agganciati rischi altrettanto alti: è quanto sta avvenendo in Portogallo dove nemmeno le banche locali sono disposte a sottoscrivere le obbligazioni emesse dal proprio Paese.Diverso il discorso della vecchia Parmalat. Quella di Calisto Tanzi è stata una truffa di dimensioni colossali (135mila gli investitori coinvolti): lì sbianchettavano le cifre di bilancio e falsificavano i timbri delle banche. I risparmiatori acquistavano ignari bond di un’ azienda che, in apparenza, sembrava gestita bene. Bond all’ italiana Da una parte l’ avidità (o l’ ignoranza), dall’ altra la truffa e un lungo elenco di "mariuoli". Due situazioni diverse. In entrambi i casi però, politica e authority (Consob e Bankitalia) hanno tentato di dare delle risposte. Spesso farraginose. Ma comunque risposte. Ora ci sono più filtri al collocamento tra i piccoli risparmiatori di obbligazioni societarie: sono stati introdotti stringenti limiti temporali e di liquidità. In particolare, la Consob adesso chiede nei prospetti un chiaro confronto con i titoli di Stato per rendere più facile la comprensione di rischi e rendimenti. Nuove indicazioni (sempre targate Consob) pure per la pubblicità al momento del collocamento dei bond. Pressing europeo Poi però i documenti bisogna leggerli o farsi consigliare da un consulente possibilmente indipendente; se è in conflitto di interesse deve dichiararlo. Non solo. Al consulente o all’ impiegato allo sportello è vietato suggerire uno strumento finanziario se non conosce il profilo di rischio del cliente. Indipendenza e identikit dei bisogni: per tali novità bisogna dire grazie all’ Europa e alla direttiva Mifid sui mercati finanziari che le ha introdotte. Benché ci siano già in vista dei cambiamenti. Facile dire class action Invocata per anni dopo il crack Parmalat, finalmente è entrata in vigore il primo gennaio 2010. La class action all’ italiana è diventata realtà giuridica con l’ articolo 140 bis inserito nel codice dei consumatori. Finora, però, solo un tribunale (Milano) ha ritenuto ammissibile una class action: è quella promossa dall’ associazione consumatori Codacons contro Voden medical instruments Spa per il test antinfluenzale. "Siamo contenti per l’ introduzione della class action nel nostro ordinamento ma, per com’ è strutturata, è una strada difficile da percorrere – spiega Paolo Guerriero, consulente giuridico del Centro di tutela consumatori Alto Adige -. Soprattutto per la ricaduta delle spese sull’ associazione dei consumatori in caso di inammissibilità". In caso di cosiddetta lite temeraria, il giudice "ordina la più opportuna pubblicità a cura e spese del soccombente". Una regola a tutela della reputazione dell’ azienda se l’ iniziativa fosse senza fondamento. "Occorre aspettare le prime sentenze – aggiunge Guerriero -. A oggi preferiamo le singole azioni civili o le nuove procedure di conciliazione approvate dal legislatore".

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