Risolto il mistero dei dischetti
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fonte:
- il Tirreno
scorie nucleari in ansia sardegna e basilicatala guardia costiera: sono filtri di un depuratore riversati in mare dopo un guastoil caso
Mercoledì l’ annuncio del ministro dello Sviluppo Carlo Calenda: la mappa dei siti idonei in Italia per il deposito nazionale delle scorie radioattive dovrebbe arrivare a giorni. Il decreto per la Cnapi (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per localizzare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi) potrebbe essere pronto entro la prossima settimana. Ieri le prime reazioni. La Regione Basilicata, per bocca del governatore Marcello Pittella , annuncia battaglia: «Pur consapevole che il documento è lontano dall’ individuazione definitiva, comunico sin d’ ora la netta e non negoziabile contrarietà della Regione qualora dovesse essere la Basilicata individuata tra i possibili siti, come già avvenuto in passato. Saremo pronti in quel caso a una seconda “Scanzano”» dice, ricordando la lotta dei cittadini di Scanzano Jonico nel 2003 contro un decreto dell’ allora governo Berlusconi. Si fanno sentire anche i comitanti contro il nucleare in Sardegna: «L’ attenzione deve essere alta perché sembra che la Sardegna sia ancora nella lista dei siti possibili» avverte il Comitato Nonucle-Noscorie. «Mai parlato di Sardegna, non conosco le località incluse nella mappa» commenta Calenda. ROMAÈ stato risolto il mistero dei dischetti di plastica bianca che si sono riversati in più tratti costieri del Mar Tirreno centrale, dalla Costiera amalfitana fino alla Toscana, con picchi nei pressi dell’ Isola di Ischia, sul litorale campano e su quello laziale tra Fiumicino e Anzio. Il Nucleo speciale d’ intervento (Nsi) della Guardia costiera, coordinato dal Reparto ambientale marino, ha accertato che si tratta di «filtri a biomassa adesa» utilizzati per la depurazione delle acque reflue rilasciati da un impianto per il trattamento dei reflui attraverso lo scarico diretto in mare o nei corsi d’ acqua che sfociano in esso. I filtri, fuoriusciti a causa di un cedimento strutturale di una vasca dell’ impianto, si sono riversati nel fiume Sele per poi finire in mare, dove, per effetto delle correnti, si sono distribuiti lungo le coste della Campania e del Lazio, fino a raggiungere il litorale meridionale della Toscana. Tutte le informazioni acquisite sono state comunicate all’ autorità giudiziaria di Salerno, che ha assunto il coordinamento delle indagini, delegandole alla Capitaneria di porto di Salerno. Intanto il Codacons ha chiesto che la società che gestisce l’ impianto di depurazione – collocato in prossimità della foce del Sele – risponda dei danni arrecati all’ ambiente. Nei giorni scorsi, con un esposto alle procure di Napoli, Salerno, Latina, Roma, Civitavecchia e Grosseto il Codacons aveva chiesto di aprire indagini sul territorio: «Ora – dice il presidente Carlo Rienzi – la magistratura dovrà indagare la società responsabile dell’ impianto alla luce delle responsabilità legate al grave incidente, e gli operatori turistici e i soggetti danneggiati potranno costituirsi parte civile in un eventuale procedimento penale. La stessa azienda dovrà farsi carico delle spese di bonifica e depurazione delle coste invase dai filtri in plastica e risarcire i danni». Da giorni i dischetti di plastica bianca con una grata all’ interno, cinque centimetri di diametro, simili a quelli delle cialde di caffè, ma poco più grandi, arrivano a migliaia sulle spiagge del Tirreno centrale. Nel frattempo, la ong ambientalista Clean Sea Life, che per prima ha segnalato l’ inquinamento, ha invitato i cittadini a mobilitarsi e a ripulire le spiagge dai dischetti.La prima segnalazione arrivata all’ associazione risale al 20 febbraio a Ischia. Poi, spinti dalle correnti, i dischetti hanno cominciato a spiaggiarsi sempre più a nord, nel golfo di Gaeta, poi a Terracina, Anzio, Ostia, Fiumicino, fino a invadere le spiagge di Capalbio (Grosseto). Il ministro dell’ Ambiente, Gian Luca Galletti, ha dato mandato al Nucleo speciale della Guardia costiera, di fare chiarezza. Dischetti simili sono stati trovati 7 anni fa in America: provenivano dall’ impianto di Hooksett (New Hampshire) che, a causa di forti piogge, il 6 marzo del 2011 scaricò dai 4 a 8 milioni di dischetti.
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