“Rimborsateci il biglietto“, richieste di chi si è visto soffiare il posto
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- Alto Adige
Scongiurata la sera del concerto, una pioggia questa volta non di acqua, ma di vibranti proteste è scesa ieri sull`evento di Bob Dylan. Al giornale sono arrivate lettere di spettatori che stavano nella platea numerata, invasa da spettatori dei posti in piedi che hanno ostacolato la loro visione: molti richiedono il rimborso parziale del biglietto e minacciano di rivolgersi alle associazioni di tutela dei consumatori. Intanto gli organizzatori stanno raccogliendo i nominativi degli scontenti. E` un coro all`unisono di richieste di rimborso e di considerazioni negative sull`organizzazione stessa, quello delle lettere arrivate al nostro giornale unito ad altre voci sul concerto di Bob Dylan: “L`organizzazione ha propsto un tipo di servizio e non lo ha fornito – tuona Marco Antonucci, titolare del Bar Fiorentina – io insieme ad altri sei amici abbiamo preso i biglietti nuemerati tre mesi fa, per poi assistere a un concerto seduti, ma con davanti un muro di persone. Chiedere la differenza di prezzo è ormai una questione di principio, e se serve ci rivolgeremo a una associazione di tutela come il Codacons“. “Durante il concerto – prosegue – ho assistito a scene assurde: un signore ha gettato birra in faccia a un ragazzo che non voleva sedersi, mentre i miei baristi, che sono studenti universitari, hanno visto un loro docente lanciare fogli di giornale accartocciati per invitare la gente a sedersi. Insomma, uno dei cantanti più grandi del mondo con una organizzazione di serie C“. Il tenore Carmelo Serafin sentenzia: “una grande sola: se volevano un happening, allora dovevano mettere i biglietti a 10 euro, con trattamento uguale per tutti“. Quanto ai disobbedienti che hanno invaso il campo riservato “era normale che ci fossero perché Dylan è simbolo di libertà e di uguaglianza, quindi a un suo concerto non puoi fare i posti dei ricchi e quelli per i poveri come nella platea del festival di Sanremo“. E dal suo posto in platea “ho ascoltato il concerto a occhi chiusi, per non vedere i sederi delle persone in piedi. E` giusto che la gente chieda i rimborsi, anche per i rischi che si sono corsi: verso metà concerto, quando si è scatenata la rissa con i poliziotti e carabinieri, temevo la battaglia e volevo scappare“. Francesco Zambon, docente di Filologia romanza all`Università di Trento “non era un concerto alla Scala o alla Fenice, ma all`aperto, su un prato, quindi credo ci sia stato un errore di partenza nel separare una specie di platea dai posti in piedi“.
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