29 Marzo 2015

Rifiuti svizzeri, il muro dei sindaci

Rifiuti svizzeri, il muro dei sindaci

Inerti svizzeri stoccati nelle cave comasche: sindaci dell’ Olgiatese alzano il muro. Non convince gli amministratori locali l’ accordo transfrontaliero che prevede l’ importazione dalla Svizzera degli scarti edili che andranno a riempire le cave ormai esaurite della zona; quelle stesse cave dalle quali erano state estratte sabbia e ghiaia destinate anche al Canton Ticino. È previsto l’ arrivo di almeno due milioni di metri cubi di scarti edili dal Mendrisiotto. Un’ intesa che avrà effetti devastanti sul territorio, secondo Giampaolo Cusini, sindaco di Bulgarograsso. Il suo è il Comune che nel 2003 si oppose all’ apertura della cava tuttora attiva al confine con Guanzate. «Non firmammo la convenzione con i cavatori perché ci rifiutavamo di cavare sul nostro territorio per dare la sabbia agli svizzeri – ricorda il primo cittadino – Quest’ intesa conferma che si cava non solo per le esigenze comasche, ma anche per quelle elvetiche. Bisogna avere il coraggio di dirlo quando si dimensiona il piano cave provinciale». La questione ambientale Cusini pone anche una questione ambientale: «Gli svizzeri preservano il loro territorio e comprano sabbia e ghiaia a buon mercato dai nostri cavatori – afferma – Noi caviamo anche per soddisfare il loro fabbisogno e poi riempiamo le nostre cave con i detriti svizzeri. Iniziamo a non aprirle, visto che non servono». «Non c’ è un piano del traffico – prosegue – e si va a siglare un accordo che aumenterà il carico di camion e non produrrà benefici economici per i Comuni, ma soltanto per i cavatori». Preoccupato anche il collega Paolo De Cecchi, sindaco di Cassina Rizzardi, dove in zona Ronco Vecchio è attiva una cava: «Aumenterà il traffico» afferma convinto. Poi precisa: «Sarà poco il disturbo per la popolazione, se i camion viaggeranno sull’ autostrada e poi utilizzeranno la strada che porta direttamente alla cava, come avviene ora per la gran parte dei mezzi pesanti da e verso la cava. Ma creeranno grossi problemi quei camion che già oggi non rispettano le regole». Le regole Anche chi non ha il problema “in casa” esprime perplessità. Come il sindaco di Solbiate, Federico Broggi: «Considerati gli elevati costi di smaltimento degli inerti, se vengono prodotti in Svizzera, perché smaltirli in Italia? Parimenti, perché stoccarli nei nostri poli estrattivi? Le imprese italiane che avrebbero interesse a smaltire inerti nelle nostre cave se le ritroveranno saturate dagli scarti svizzeri. C’ è anche un problema di controllo sugli inerti in arrivo dalla Svizzera». Tema posto con forza anche dal sindaco di Binago, Bianca Maria Pagani: «In Italia abbiamo regole ferree in materia di smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi, come sono considerati gli scarti edili. Non bastano vaghe rassicurazioni che non arriverà materiale inquinante: servono certezze. Mi sarei aspettata che la Provincia di Como prendesse una posizione più rigorosa». Pino Crusco, responsabile ambiente e territorio di Codacons Lombardia, esprime un giudizio molto negativo sull’ intesa. Sotto l’ aspetto ambientale: «Gli svizzeri, come affermato da Daniele Zulligher capo ufficio dei rifiuti e dei siti inquinanti del Canton Ticino, ci porteranno lo “sporco” che rimane dalle loro operazioni di recupero delle demolizioni edili». Negativo anche sotto il profilo economico: «L’ intesa comporterà un aumento dei già alti costi di conferimento in discarica (130 euro a tonnellata, ndr) per le imprese locali e quindi dei cittadini che se ne servono. Sarà un affare per pochissimi, a danno del territorio. Gli autotrasportatori ticinesi hanno già rivendicato la reciprocità con gli italiani, per cui anche il settore del trasporto locale non ne trarrà un vantaggio». •
manuela clerici

Previous Next
Close
Test Caption
Test Description goes like this