“Ridateci i soldi” Il muro del riso compie 25 anni
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fonte:
- Giornale di Vicenza
Alla Mostra del Cinema esiste un “muro” che da 25 anni regala,a spettatori e addetti ai lavori,la grandissima soddisfazione di stroncare i film in concorso e, quest’anno più che mai, criticare la macchina organizzativa. Un vero e proprio sfogatoio pubblico allestito all’ombra del Palazzo del Casinò dove chiunque ha la possibilità, grazie al conduttore televisivo Gianni Ippoliti creatore assieme al Codacons dell’iniziativa “Ridateci i soldi”,di mettere nero su bianco i propri (cattivi) pensieri e di appenderli al muro. Naturalmente nessun euro verrà ma,i restituito, ma per dieci giorni gli spettatori scontenti hanno comunque il piacere di potersi trasformare in esperti cinefili, strappando ai passanti, e allo stesso Ippoliti, più di qualche risata. Quest’anno fiumi di inchiostro sono stati versati per Boxol la piattaforma di prenotazioni che ha lasciato a piedi moltissimi appassionati di cinema: colpa della scarsità di posti in sala e di un sistema che ha costretto gli spettatori a rimanere costantemente attaccati allo smarthphone: «Si è visto più film Oscar Isaac andando alle prime dei suoi film (ben tre), che io dopo 10 giorni di sveglie alle 5 del mattino», «Faccio prima a mettermi con Penelope Cruz che a prenotare un film a questa Mostra». Il film che ha calamitato il maggior numero di critiche è stato “Il buco” di Michelangelo Frammartino, storia dell’esplorazione della grotta più profonda d’Europa: «Se uno degli speleologi fosse caduto nel buco il film sarebbe finito prima», «Se vo-lete passare un’ora e mezza di profondo riposo con questo andate sul sicuro» «Unica pecca del film quei pochi rumori molto forti nella grotta che disturbano il sonno». Non è stato risparmiato nemmeno Paolo Sorrentino con l’autobiografico “E’ stata la mano di Dio”: «Ha preso i soldi che avrebbe speso in psicanalisi e ne ha fatto il budget per il suo film», «Se ci fosse stata veramente la mano di Dio forse il film non sarebbe stato così lento». Sulla graticola pure Pedro Almodovar con “Madres paralelas”: «A.A.A.. cerco opera di Almodovar in cui non si tratti l’argomento madre: massima serietà, esclusi perditempo», «Almodovar assomiglia sempre di più a Lello Arena», «Se Almodovar assomiglia a Lello Arena, Kirsten Dunst è uguale ad Antonella Elia». Anche “Spencer” di Pablo Larrain, su Lady D, ha ottenuto la sua sintetica ma tagliente stroncatura: «Spencer, purtroppo non è Bud».
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