14 Dicembre 2017

Ricusati, sospesi, denunciati uando i fischietti pagano il conto

Massimiliano Vitelli Preparato e super partes. Questo dovrebbe essere un arbitro di calcio per meritare la Serie A. Purtroppo però, anche i direttori di gara fanno i loro errori e se quelli evidentemente in buonafede finiscono solo in chiacchiere da bar sport e al centro dei dibattiti i televisivi, alcuni «sospettosi» hanno interessato anche e soprattutto i designatori, costringendoli a prendere decisioni a volte anche severe nei confronti degli artefici. C’ è subito da dire che la categoria è abbastanza tutelata dall’ interno, che raramente i vertici hanno messo alla berlina un loro sottoposto. Ma, tra le righe, sospensioni e retrocessioni, hanno avuto spesso il sapore di vere punizioni, giunte anche solo per cercare di placare l’ ira dei tifosi dique sta o quella squadra. Questo fin quando non è stata addirittura la magistratura ad intervenire, come accadde durante l’ inchiesta Calciopoli. Ma anche senza arrivare agli avvisi di garanzia, ai processi e alle condanne dei tribunali, di materiale c’ è n’ è molto. Nel 2006 toccò ad Antonio Dattilo e Roberto Rosetti restare ai box a causa di errori madornali commessi in Juventus-Udinese e Livorno -Messina. Due anni dopo stessa fine per Celi (quasi due mesi di sospensione per aver sbagliato clamorosamente la direzione di Chievo-Reggina), Dondarini, Saccani e Brighi. Potremmo continuare la lista stagione per stagione, ma preferiamo puntare ora i riflettori su un’ altra «categoria» di arbitri: quella dei ricusati o indesiderati. Già, perché quando un direttore di gara la fa troppo grossa, oppure è all’ ennesimo errore ai danni della stessa squadra, ci sta che la società vittima decida di farsi sentire. Solitamente le proteste sfociano in un allontanamento provvisorio dell’ imputato dai match che coinvolgono gli accusatori. Negli anni un po’ tutte le big hanno fatto la voce grossa ed hanno preteso designazioni «garantite» soprattutto per i match più importanti. Eco me non parlare di quando Juventus-Milan della scorsa stagione portò addirittura ad un esposto in Procura del Codacons, l’ associazione a difesa dei consumatori? «Chiediamo di fare chiarezza sul rigore assegnato alla Juventus- si leggeva nell’ atto depositato – risulterebbe infatti che l’ allenatore del Milan Vincenzo Montella abbia chiesto agli arbitri chi avesse deciso di assegnare il penalty. Il quarto uomo avrebbe affermato che è stato l’ assistente di porta a richiamare l’ attenzione sul fallo di mano. Ma l’ assistente avrebbe invece detto che è stato il direttore di gara a decidere. Chiediamo quindi al Procuratore Federale di accertare la correttezza del comportamento degli arbitri». Nel 2011 il presidente dell’ Inter Massimo Moratti, furioso, disse apertamente di non voler più vedere Rocchi arbitrare la sua squadra. Stava uscendo da San Siro al termine di un Inter -Napoli. Il caso montò un’ enorme polemica fin quando Braschi decise di fermare il fischietto fiorentino ma sottolineando come non fosse ammissibile un «veto» ad arbitrare i nerazzurri. C’ è comunque da fare una distinzione tra operazioni ufficiali e aggiustamenti dettati dal buonsenso. Questo almeno nelle stagioni quando il sorteggio arbitrale integrale non ammette interventi esterni sulla casualità. Perché, di fatto, casi di giacchette nere (o ultimamente sgargianti) «allontanati» da alcune squadre ne abbiamo visti molti. Anche a Roma, quando l’ arbitro Russo fece alzare il telefono a Rosella Sensi dopo un disastroso Brescia -Roma 2-1. Le proteste ottennero il risultato che per un bel po’ di tempo il fischietto fu tenuto a «distanza di sicurezza» dalla squadra capitolina, salvo poi far ritorno a dirigere le gare di Totti & Co. come giusto che fosse. Perché in fondo, un conto è sbagliare in buonafede, un altro è farlo consciamente.
massimiliano vitelli

Previous Next
Close
Test Caption
Test Description goes like this
WordPress Lightbox